13 Agosto 2018 - 18:43 . Salario . Curiosità
Una pianta per ricordare le persone care: gli alberi della memoria a Villa Ada
A Ferragosto nel Trieste Salario non resistono solo gli anziani e i lavoratori. La sfida di superare uno dei periodi più caldi dell’anno tocca anche ad alcune giovani piante che si trovano a Villa Ada. Si tratta di alberi che hanno al massimo un anno di vita e sono stati piantati da associazioni o da familiari in ricordo di persone del quartiere che non ci sono più. “Questi alberi, nei primi dodici mesi di vita, hanno bisogno di tanta acqua – spiega a RomaH24 la scrittrice Silvia Arbicone -. Ci sono persone che vengono quotidianamente qui per prendersene cura”.
A viale Jean Monnet, vicino all’area giochi, c’è un bagolaro, detto spaccasassi perché quando cresce ha radici talmente forti che spaccano le pietri. È stato donato circa un anno fa dall’associazione Respiro Verde, con base a piazza Vittorio. “Nel primo anno di vita di una pianta del genere, in estate, servono 5 litri di acqua al giorno – prosegue Arbicone -. Io e altri amici della villa siamo venuti qui tutta l’estate scorsa, portando l’acqua con delle taniche, col carrello o in bicicletta. Ora il bagolaro potrà finalmente camminare da solo, ma ancora questa mattina una signora per scrupolo ha portato l’acqua alle 8. Ci sentiamo un po’ i custodi del verde di questo parco”.
Accanto al bagolaro, a qualche decina di metri, vi sono invece due tigli, piantati da una famiglia a commemorazione delle figlie, la prima scomparsa anni fa, mentre la seconda più di recente. I casi di alberi che a Villa Ada sono stati dedicati a persone decedute spesso prematuramente non finiscono qui. A largo Gianni Grassi un giovane fusto ricorda la vita spezzata di un ragazzo del quartiere, tanto che spesso gli amici vi si danno appuntamento.
“Ben venga il verde, amo gli alberi – conclude Arbicone – ma è anche giusto che Villa Ada si ripopoli di piante che rimpiazzino quelle abbattute e mai sostituite, altrimenti il rischio è di trasformare la villa in un cimitero”.