4 Aprile 2022 - 16:02 . Porta Pia . Media
Sul bus di “Ladri di biciclette” a Porta Pia: sale anche il protagonista, l’attore operaio Lamberto Maggiorani
Ordinati, tutti in coda per salire nell’autobus alla fermata di Porta Pia. Con quella mano appoggiata sulla spalla di chi è davanti, che esprime confidenza, quasi familiarità, e comunque sopportazione della calca nel mezzo pubblico preso d’assalto. Un gesto popolare che pare ispirato alla filosofia del “siamo tutti sulla stessa barca”. O, nel caso, sullo stesso bus.
Accadeva così, in quel 1949. La scena è ricostruita per il film capolavoro di Vittorio De Sica, “Ladri di biciclette”. Ma non si chiamava neorealismo per caso, quella splendida stagione del cinema italiano. Perché le ambientazioni erano reali ed il set spesso era la strada. Sono gli anni in cui il Trieste-Salario diventa il quartiere preferito per tanti film. I registi urlano nel cono amplificatore, i direttori di scena invitano al silenzio con il fatidico ciack. Tutti intorno si ammutoliscono e la cinepresa crea la magia.
Talmente ispirata alla verità quelle pellicole, che anche gli attori si faceva fatica a riconoscerli. Nella foto, con in testa il cappello a visiera, c’è il protagonista del film, Lamberto Maggiorani. Vera icona del neorealismo anche per la sua storia di vita. Nonostante il successo mondiale del film di De Sica, Maggiorani non volle smettere di fare anche l’operaio alla Breda che aveva lo stabilimento romano poco fuori Porta Maggiore. Attore e operaio, con quel viso scavato e sofferente che si addiceva a tante trame del neorealismo italiano: “Io con ‘Ladri di biciclette’ – diceva Maggiorani – non mi sono arricchito. Ho comprato una camera da pranzo nuova, che poi ho dovuto rivendere sottocosto al momento del mio licenziamento, e qualche vestito, due paia di scarpe per i miei figli”.
Già, perché nel 1952 Lamberto Maggiorani fu uno dei 450 operai romani (su 700) che vennero licenziati da un giorno all’altro dalla Breda. Lottò come gli altri, Maggiorani. Poi, come gli altri si dovette arrendere. E dovette giocorza, allora, dedicarsi solo al cinema.
L’immagine è tratta dal volume di Typimedia Editore “Come Eravamo Trieste-Salario”. Nella stessa collana sono pubblicati anche volumi dedicati ai quartieri: Montesacro, Nomentano, Monteverde, San Lorenzo e Prati.
GUARDA: Come acquistare il volume “Come Eravamo Trieste-Salario”
GUARDA: Tutti i volumi della collana “Come Eravamo”
GUARDA: Come appariva corso Trieste negli anni Trenta
GUARDA: Come si consegnavano i giornali negli anni 40
GUARDA: Come appariva via delle Alpi a inizio Novecento
GUARDA: Come appariva piazzale di Porta Pia agli inizi del ‘900
GUARDA: Porta Salaria attraversata dai calessi