29 Agosto 2020 - 16:34 . Trieste-Salario . EXTRANEWS
Chi è il giocoliere che fa volteggiare i suoi cappelli in viale Somalia
Una storia che risale a un po’ di tempo fa, ma che vale sempre la pena rileggere.
Si chiama Andrea Luisiccu Scari. È un giocoliere sardo e ha 39 anni. Per molti nel quartiere è un volto familiare perché fa volteggiare cappelli colorati al semaforo tra viale Somalia e via Salaria.
Originario di Porto Scuso, vive a Roma dal 2002, ha un figlio di 12 anni e una compagna. “Ho conosciuto la giocoleria da ragazzo. A 15 anni mia zia Maria Grazia mi regalò un libro sul tema e mi appassionai molto. Mi esercitavo tutti in giorni con un amico nel mio piccolo paesino. Ma quando venni a Roma conobbi dei professionisti e lì mi si aprì un mondo. Alla Circo Officina del Porto Fluviale occupato ho imparato davvero tanto. Lì vengono ad allenarsi artisti da tutto il mondo. Poi ho proseguito formandomi nell’arte del circo al centro sociale Scup in zona Tuscolana”.
La vita di un artista di strada non è semplice. “Musae non dant panem – dicevano i romani -. L’arte non dà pane”. In realtà Andrea di giocoleria e spettacoli on the road ci vive. “Ci sono giornate disperate e giornate in cui va meglio. Ora porto in giro anche un mio spettacolo di 30 minuti. Poi, certo, integro con lavoretti da manovale per i teatri o barman nei locali. E la sera, se possibile, mi rilasso a casa con la mia famiglia”.
Andrea cambia spesso semaforo. “Ne giro diversi, anche per non annoiare le stesse persone. Poi mi piace esplorare la città. Fare il giocoliere per strada mi permette di conoscere meglio Roma. E sulla Salaria ci alterniamo: siamo io, un lavavetri e il venditore di giornali: la cultura, la pulizia e lo spettacolo”.
Ma come reagiscono le persone nel traffico? Sappiamo tutti che, dopo una giornata di lavoro, il primo pensiero è quello di tornare a casa: “Alcuni si complimentano e questo mi rallegra il cuore. Mi offrono una moneta o un sorriso. Altri sono stanchi, lo posso capire. In generale cerco di non essere insistente. Ma ci sono pure incontri belli: i bambini che mi guardano stupiti, il proprietario del forno che mi porta la pizza, l’anziana che mi regala le ciliegie. Una sera un ragazzo che consegnava sushi a domicilio mi ha regalato le bacchette e una vaschetta di cibo giapponese”.
Il vero problema del lavoro su strada è lo smog. Ma per il resto ad Andrea piace tantissimo: “Mi ricorda quando, da bambino, finivo i compiti e uscivo a giocare. Ho fatto questo lavoro per un po’ nei centri commerciali, ma è alienante. Stare all’aperto mi permette di avere coscienza delle stagioni che passano. Poi per chi come me lavora in piccoli teatrini, esercitarsi per strada è un’ottima palestra. Se abbassi il ritmo il passante se ne va subito e questa sfida a me piace molto. La strada è davvero un’ottima università”.
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