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Mense a scuola, solo 1,80 euro a pasto. Ecco cosa sta accadendo

di Daniela Mogavero

Soltanto 1,80 euro. È questa la cifra che, se passerà il nuovo bando per la fornitura alle mense scolastiche della Capitale, sarà destinata all’acquisto delle materie prime per la preparazione dei pasti dei bambini di nidi, sezioni ponte, scuole dell’infanzia, primarie e secondarie comunali e statali che usufruiscono del servizio. In totale 144mila studenti ogni giorno. 1,80 euro per il cibo: il resto del costo-refezione se ne va in spese di gestione.

Il bando doveva coprire il triennio 2017-2020, è stato pubblicato due anni fa e non è stato ancora concluso. Una gara d’appalto al massimo ribasso in cui alla società che fornisce il servizio arriverebbero molti meno fondi per la refezione (che comprende il costo del lavoratore, delle attrezzature e del cibo): da sette a quattro euro per i nidi e da 4,50 a 4 per infanzia ed elementari.

Un bando che non vede ancora la parola fine e che preoccupa i lavoratori della Multiservizi Roma che fornisce la refezione, i sindacati che stanno pensando di coordinarsi con i genitori per far fronte comune e gli stessi padri e madri che ogni giorno usufruiscono del servizio. A rischio, infatti, oltre ai posti di lavoro anche la qualità dei pasti in tavola. Sulla tavola dei bambini, infatti, finiranno 1,8 euro di beni alimentari, secondo gli esperti, davvero troppo poco. E tanti saluti all’ipotesi di prodotti bio, a km0 e sostenibili.

La situazione in Prati
Rispetto all’intero Municipio I, in cui vengono erogati dalla Multiservizi 2.711 pasti giornalieri, nel quartiere Prati mangiano con la refezione statale e comunale 1.240 bambini, di cui 312 del nido (cinque scuole) e il resto delle scuole dell’infanzia e primarie.

Le scuole interessate sono l’“Elsa Morante”, il “Cattaneo”, l’“Umberto I” con le sedi di via Boezio e via Cassiodoro, la “Dante Alighieri”, la “Luigi Pianciani”, “Brontolo”, “I coccetti”, “Il maggiolino”, “Il nido di Iqbal” e “Pinocchio”. Gli asili nido sono i più penalizzati, perché vedrebbero appiattita la fascia di costo dei pasti a quella delle altre scuole, con una riduzione netta della qualità di ciò che arriva nel piatto.
E non sono bastati quattro giorni di sciopero di Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil a maggio per far cambiare idea all’assessore alla Scuola Laura Baldassarre che garantisce che «l’iter per l’assegnazione non è stato completato» e non bisogna «fare allarmismi».

«Dobbiamo denunciare pubblicamente la totale assenza di volontà da parte dell’assessorato di risolvere le criticità e problematiche che il Bando produrrà sulle lavoratrici, sui lavoratori e sui piccoli utenti che ogni giorno usufruiscono del servizio mensa – si legge nella nota congiunta – Roma Capitale continua a dichiarare di aver creato un bando di alta qualità e che introduce novità, mentre noi sosteniamo che siamo di fronte a un capitolato d’appalto vergognoso».

Per questo i sindacati stanno cercando di coinvolgere anche i genitori nella loro lotta: «Le scuole chiudono e per noi è difficile coinvolgere le lavoratrici e i genitori – ha spiegato Elena Schifino, segretario regionale della Filcams Cgil di Roma e Lazio – A fine luglio o ad agosto potrebbe esserci l’entrata in vigore del bando, ma confidiamo che le verifiche di congruità che sono in corso possano rendere chiare a tutti le problematiche che abbiamo denunciato: il costo del pasto, la difficoltà di gestire la qualità del servizio e le garanzie occupazionali».

I timori dei genitori
Come può il Comune garantire la qualità dei pasti con così pochi soldi? È la domanda che si fanno i genitori che attraverso la Genima (associazione Genitori nidi e materne) hanno lanciato una petizione contro il bando, che ha raccolto oltre 11mila firme.

«Sono preoccupata per la salute di mio figlio. Vogliamo capire quali sono le vere intenzioni del Campidoglio – afferma Alessia Arena, una mamma – Non è una battaglia strumentale, non diciamo no e basta. Concordiamo sull’inserimento di cibi biologici, a km 0, l’uso di stoviglie biodegradabili, ma questi prodotti costano di più. Se già ci sono forti criticità nelle mense (come le denunce di alcune cuoche secondo cui nelle polpette c’è solo il 30 per cento di carne) cosa arriverà nel piatto di mio figlio con 1,80 euro?».

“Con quella cifra diremo addio a cibo genuino e prodotti freschi”

“Se ridurre la spesa è il principio dominante della gara per le mense scolastiche, è inevitabile che la qualità del cibo che arriva ai nostri bambini si riduca». È il giudizio della dottoressa Marina Aloi, dell’Unità di gastroenterologia, epatologia ed endoscopia digestiva pediatrica del policlinico universitario Umberto I.

«Con 1,80 euro (la cifra che verrà usata per un pasto giornaliero dal nido alla secondaria) non si può immaginare che in tavola possano arrivare prodotti freschi, alimenti ricercati per far variare i menu, tagli di carne medio-buoni o pesce – prosegue l’esperta – Nei nidi, poi, i cibi scelti sono di norma più costosi, si parla di omogeneizzati, di prosciutto, di altri alimenti più apprezzati dai più piccoli ma meno economici».
«In un regime di risparmio, anche volendo pensare ad alimenti sostitutivi meno costosi, gli unici che si avvicinano per valore nutrizionale alla carne e al pesce sono i legumi, ma il problema è che non sempre i bambini piccoli li amano e le mense devono garantire che tutti mangino».

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