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Gli Stati generali di Roma: “Deve cambiare la governance”
di Sergio Campofiorito“Roma diventi una città – stato”. Dopo oltre due ore di dibattiti, lo slogan simbolo del convegno “Roma nonostante tutto” è arrivato dalla presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi (Pd). La tavola rotonda tra politica, imprenditoria e media si è svolta questa mattina a palazzo Cardinal Cesi, in via della Conciliazione. A promuoverla, Giulio Anticoli e Ilaria Bussiglieri, presidenti delle associazioni Roma produttiva e San Pietro. Per la varietà dei relatori, si è trattato di una sorta di “Stati generali”.
“Roma ha i soldi per rilanciarsi – ha illustrato Alfonsi – ma non vengono spesi. Per questo propongo che la Capitale diventi come Barcellona, una città – stato per legiferare in modo capillare e immediato”. Il pensiero di promulgare leggi speciali per la Capitale, ha accomunato molti dei relatori, come la collega Francesca Del Bello (Pd) del II Municipio: “Da Città Metropolitana dobbiamo diventare Regione produttiva, non si può continuare a governare con questo sistema”. Anche il secondo settore pone l’accento sulla questione governance: “È necessaria una riforma che vada di pari passo con i progetti o amministrare diventa drammatico e difficile” (Filippo Tortorello, Unindustria); “Mai vista una capitale così bistrattata dalle politiche nazionali” (Lorenzo Tagliavanti, Camera di Commercio). La tavola rotonda sui media è stata moderata dal presidente di Typimedia e direttore di RomaH24, Luigi Carletti che ha aperto con un confronto inevitabile con “la capitale del nord”, Milano: “Mentre Roma scendeva, Milano saliva. I giornalisti si limitano a raccontare, non è colpa loro se la città è in crisi”. Manuela Pelati (Corriere della Sera), rincara: “Roma è indietro rispetto al capoluogo lombardo, da tanti anni ormai”. Alessandra Paolini (Repubblica) plaude all’azione dei comitati: “Sentinelle del territorio che arrivano dove non arrivano le istituzioni, fanno del bene alla città”; Damiana Verucci (Il Tempo), punta il dito contro i Cinquestelle, il loro governo cittadino è nato esattamente tre anni addietro: “Non sono stati all’altezza di quanto promesso, la stampa ha il dovere di essere critica”; Camilla Mozzetti (Messaggero) rilancia il tema delle periferie: “C’è un’altra Roma, con fabbricati abbandonati o occupati da sbandati. La città non può permettersi il lusso di perdere altro tempo”. L’economista Guido Cutillo, commenta: “La città ha un grande potenziale economico, è necessario coinvolgere le imprese e mettere a sistema le nostre risorse”.
Pietro Piccinetti, amministratore di Fiera Roma, ammonisce: “Le fiere nel mondo fatturano 160 miliardi di euro e dieci volte tanto viene riversato nel territorio dove sorgono. A Roma perdiamo milioni perché mancano semplici infrastrutture come una fermata dell’autobus, o per il degrado”. Il deputato Fabio Rampelli (FdI) lancia l’allarme: “Roma è bloccata e ciò porta conseguenze negative a tutto il Lazio. L’effetto domino, inoltre, coinvolge il resto del centro – sud”. L’onorevole Maurizio Gasparri (Fi), dell’Osservatorio parlamentare per Roma, promette: “Non è difficile trovarci, siamo pronti ad accogliere progetti e idee utili e promuoverle”. Carlo Cafarotti (M5S), assessore allo sviluppo economico, deve abbozzare: “Il mio mandato è iniziato da dodici mesi, mi spacco la schiena nel lavoro. Abbiamo sul tavolo tante proposte e nelle difficoltà proviamo a mandarle avanti”. Paolo Peroso, presidente dell’associazione Amici di Porta Pia, suggerisce le basi per il cambiamento: “I romani devono darsi da fare per mantenere il decoro delle strade, non esiste soltanto la politica, il cittadino deve dare l’esempio tramite comportamenti virtuosi”. Gli fa eco Marcello Ciccaglioni, proprietario della libreria Eli: “La città deve risorgere, non possiamo più accettare queste situazioni. Se non c’è alla base la cultura, per le strade regnerà sempre incuria e inciviltà”.
La chiosa, inevitabilmente è del cicerone, Giulio Anticoli: “Chiudo con una frase di Albert Eistein: “Non possiamo lamentarci di come vanno le cose se facciamo sempre le stesse cose”.