11 Dicembre 2019 - 14:23 . Prati . Ambiente
Un anno fa la nube tossica del Tmb investì Prati. Ecco cosa è cambiato da allora
Esattamente un anno fa, all’alba dell’11 dicembre 2018, una colonna di fumo si alzava dal Tmb di via Salaria 81 e squarciava una tranquilla giornata di dicembre. Poco alla volta le polveri della nube si spostarono dall’impianto e raggiunsero prima il Trieste Salario, poi i quartieri di Roma Nord, tra cui Prati. “Sembrava un fungo atomico”, dissero i residenti, spaventati da quella visione quasi da film. Dodici squadre di vigili del fuoco, in totale 40 uomini, si attivarono per spegnere le fiamme.
L’incendio mise definitivamente in ginocchio lo stabilimento di trattamento dei rifiuti. Un luogo su cui i comitati di cittadini, da Villa Spada a Fidene, fino al nostro quartiere, chiedevano da tempo la chiusura per la vicinanza alle case e l’odore nauseabondo che emanava. “La combustione di tremila tonnellate di rifiuti ha sprigionato la quantità di diossina che cento inceneritori fanno in un anno” – affermò Daniele Fortini, già presidente del cda di Ama e fra i massimi esperti di rifiuti in Italia. I valori della diossina nell’aria raggiunsero un livello 45 volte superiore al limite per le aree urbane fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Un anno dopo tutto è cambiato: l’impianto è stato chiuso definitivamente nel maggio 2019 con la revoca dell’Aia (l’Autorizzazione al trattamento dei rifiuti), l’area dove sorgeva l’impianto della discordia verrà bonificata e trasformata – questo almeno il progetto del Campidoglio e del III Municipio.
Tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati per il rogo del Tmb Salario e il problema dello smaltimento dei rifiuti della Capitale resta un problema aperto.