23 Luglio 2020 - 16:07 . Prati . Cronaca
Smartworking e crollo del turismo: così il Covid-19 uccide la ristorazione a Prati
di Antonio Tiso
A Prati la crisi della ristorazione è drammatica. Sono gli effetti dello smartworking e, soprattutto, del crollo del turismo. Fino a febbraio, all’ora di pranzo, bisognava fare la fila per sedersi a un tavolo. Le strade erano tutte un vociare. Giacche e cravatte, guide turistiche e macchine fotografiche al collo. Ora – dopo il lungo lockdown – quei giorni appaiono un ricordo lontano e a pagarne le conseguenze sono i ristoratori.
L’atmosfera irreale di piazza Risorgimento
Serrande abbassate, pochi turisti e tavoli vuoti. L’emergenza Covid-19 ha una coda lunga e si chiama crisi. “Siamo rovinati”, dice Giuseppe Mancini del forno Bottega Vittoria. “Non c’è un’anima. Prima si faceva la fila per sedersi. E guardi che i due locali accanto (una gelateria e un pizza al taglio, ndr) sono chiusi e se va bene riapriranno a settembre. Basta fare due passi nella zona per capire il senso di impotenza dei gestori di caffè e ristoranti. Una scena che ricorda Il deserto dei tartari, di Dino Buzzati. C’è chi aspetta l’arrivo dei clienti come una goccia d’acqua nel deserto. Le casse piangono e alcuni locali scelgono di restare chiusi a pranzo per riaprire solo la sera.
“Questione di sostenibilità dei costi”, spiegano al bar L’Ottagono. Fabio, gestore del ristorante Borgo Nuovo spiega: “È un disastro. Ceti giorni incasso 35 euro. Ma in queste condizioni come faccio a reggere fino a marzo 2021, quando i turisti, se va bene, torneranno?Non posso far lavorare i dipendenti che sono in cassa integrazione, per altro non ancora pagata. Ho avuto un calo del fatturato del 90%. E in tutto ciò abbiamo sul collo l’affitto e le spese”.
L’acchiappino disperato di Borgo Pio
Tavoli vuoti e un cameriere che cerca disperatamente di intercettare i pochi turisti che passano. L’immagine, scattata a Borgo Pio, è la sintesi della crisi drammatica che vive il settore della ristorazione a Prati, da piazza Risorgimento fino alle vie adiacenti alla Basilica di San Pietro. L’assenza quasi totale di turisti a causa del Covid-19 sta mettendo a dura prova i bar e i caffè, i ristoranti e le pizzerie. “Qui nessuno era abituato a fare i conti con la crisi”, spiega Alessandro, professione acchiappino in zona Vaticano. “Ora ci sono giornate in cui alcuni locali fatturano 30-40 euro”.
Così a piazzale Clodio la ristorazione va in crisi
Non va meglio a piazzale Clodio. Qui il problema non è l’assenza dei turisti, ma lo smartworking: “Il lavoro da casa ci ha letteralmente sfiancato”. Salvatore Russo, titolare di Mondo Arancina a piazzale Clodio 50, non usa mezzi termini. La crisi della ristorazione si sta facendo sentire pesantemente anche qui, nel cuore di Prati. Il fatturato dei locali, stando alle stime dei gestori, sarebbe sceso di almeno il 60% se non di più. “Molti lavoratori del tribunale, ma anche della Rai a via Teulada, lavorano da casa”, prosegue Russo. “Purtroppo l’attività è mia e non posso dare le dimissioni. Qui prima passavano avvocati, giudici di pace, professionisti della tv e della radio, ma anche tante persone che avevano una causa da seguire”. Poi un affondo sugli aiuti di stato alle imprese: “Non chiedo fondi perché finirei solo per indebitarmi”.
Una preoccupazione che trova conferma anche negli altri locali della zona, come al Bar ‘800: “È l’ora di pranzo e i tavoli sono vuoti. Prima bisognava fare la fila”, conclude il gestore Davide Fantini.