9 Marzo 2021 - 19:11 . Trieste-Salario . Cronaca
Morte Fasano, non fu solo un collasso. Tutti i dubbi sulle ferite
di Luigi Carletti
Il 24 gennaio del 2019 il maresciallo dei carabinieri Eugenio Fasano, 43 anni, in servizio nella caserma Salaria di via Clitunno nel quartiere Trieste-Salario, muore in seguito a una partita di calcetto con colleghi e amici al Circolo Antico tiro a volo di via Vajna, nel quartiere Parioli. La vicenda viene archiviata come un decesso in seguito ad arresto cardiocircolatorio, ma i familiari ritengono che ci siano molti, troppi aspetti non chiari e fanno riaprire il caso. In seguito a una denuncia presentata attraverso il proprio avvocato, il professor Donato Santoro, la famiglia di Fasano fa sì che la Procura della Repubblica di Roma e la Procura militare aprano due inchieste, tuttora in corso.
QUEI TRE GIORNI AL POLICLINICO
Tra i numerosi aspetti che le inchieste dovranno chiarire, ce ne sono almeno due che riguardano i tre giorni di permanenza di Eugenio Fasano nel pronto soccorso del Policlinico Umberto I (22, 23 e 24 gennaio 2019). Tre giorni di autentico calvario in cui medici e personale paramedico si prodigarono in ogni modo possibile per salvare la vita del maresciallo, a partire dal suo ingresso in codice rosso alle 16:45 del 22 gennaio e fino al decesso, accertato ufficialmente alle 04:36 del 24 gennaio, dopo cinque cicli di rianimazione con esito purtroppo negativo.
E proprio qui, nel momento della dichiarazione di morte, c’è il primo punto interrogativo: il referto finale – contenuto nella cartella clinica consegnata alla famiglia – parla di “arresto cardiocircolatorio in infarto miocardico per occlusione discendente anteriore. Shock cardiogeno. Insufficienza multi-organo”. Nel documento non si fa quindi alcun cenno alle gravi ferite e lesioni interne che Fasano aveva riportato e che i sanitari dell’Umberto I – come vedremo – avevano puntualmente riscontrato.
Un altro punto interrogativo riguarda la mancata autopsia, che proprio le lesioni e le ferite interne – oltre al problema cardiaco – avrebbero forse dovuto consigliare. L’autopsia non venne disposta nonostante i familiari avessero chiesto di eseguirla per sciogliere ogni dubbio sulle reali cause della morte, visto che le ferite interne venivano ritenute difficilmente compatibili con le manovre di rianimazione che sarebbero state tentate nello spogliatoio del circolo Antico tiro a volo dopo il presunto malore.
Su questi punti RomaH24 ha interpellato il Policlinico Umberto I e contiamo in una risposta che – nel limite del possibile – faccia chiarezza ed elimini ogni dubbio.
Ma per avere un’idea di quali fossero le reali condizioni di Eugenio Fasano al suo arrivo in ospedale, è utile fare un passo indietro e riandare al momento in cui il maresciallo viene ricoverato per poi ripercorrere le ore dei tre giorni al pronto soccorso. Si tratta di una ricostruzione certamente dolorosa, ma che secondo i familiari può servire a far comprendere come l’ipotesi del malore appaia estremamente fragile. Da qui l’iniziativa della denuncia alle due procure.
I SOCCORSI
È il 22 gennaio 2019. Secondo la ricostruzione ufficiale, Eugenio Fasano si sente male intorno alle 15, al termine della partita di calcetto con amici e colleghi. Sul referto dell’ambulanza che lo porta in ospedale c’è scritto “dolore toracico durante attività sportiva”: questo è quanto riferiscono le persone che si trovavano sul posto al personale del 118. Intanto Eugenio è privo di conoscenza. E qui abbiamo i primi punti da chiarire: l’ambulanza con medico a bordo arriva al circolo dell’Antico tiro a volo alle 15:46. Questo perché è stata chiamata alle 15:35. Prima del suo intervento, è stato infatti richiesto l’aiuto di un ufficiale medico arrivato dal vicino Comando generale dell’Arma. Che cosa sia avvenuto in quella mezz’ora, ad oggi non è dato sapere: probabilmente vengono effettuate delle manovre di rianimazione, sta di fatto che Fasano arriva in ospedale alle 16:46: un’ora e tre quarti dopo il malore.
POLMONE COLLASSATO E COSTOLE FRATTURATE
Le condizioni di Eugenio Fasano appaiono da subito gravissime. Il primo referto (16:50) parla di paziente intubato in arresto cardiaco, largo enfisema sulla parte destra del corpo (torace, collo, dorso), mobilità pretenaturale dello sterno. Ma è alle 19:55 che esami più approfonditi daranno un responso ancor più serio. La Tac al torace parla di versamento di sangue nel cavo pleurico con evidente collasso del polmone destro e frattura di dodici costole sia sul lato destro che sinistro. Viene inserito un tubo di drenaggio pleurico da cui fuoriescono aria e sangue.
LE VIE RESPIRATORIE OCCLUSE
Alle 22 Eugenio Fasano viene riportato in sala operatoria perché ci si rende conto che è necessario aspirare le vie respiratorie bloccate da sangue e “ingesti” (ovvero residui di cibo). Questa attività – scrivono i sanitari – termina alle 2 del mattino.
IL PAZIENTE NON REAGISCE
Siamo al 23 gennaio. Nonostante le cure incessanti e il prodigarsi dei medici, il paziente non reagisce ad alcuno stimolo. L’ecocardiogramma delle 10:35 parla di attività sensibilmente ridotta del ventricolo sinistro mentre invece funziona la parte ventricolare destra con “assenza di versamento pericardico”. Ma un ulteriore interrogativo viene aperto dall’esame nefrologico delle ore 17:00 e dall’ecografia addominale: il referto parla infatti di versamento nello scavo pelvico, ovvero nell’area del bacino (basso ventre). Non ci sono invece lesioni traumatiche in fase acuta a fegato, milza e reni.
“I FAMILIARI EDOTTI SULLA GRAVITÀ”
Alle 15:30 il bollettino medico annota che “i familiari sono stati edotti circa la gravità del quadro clinico” e alcune ore più tardi, siamo ormai alle 20:57 “si fanno entrare amici e parenti a scaglioni”. In pratica i medici consentono alle persone più vicine al maresciallo Fasano di vederlo, forse per un’ultima volta, mentre è ancora in vita, sia pure in stato di coma profondo. Alle 21:51 il paziente va in arresto cardiocircolatorio. I medici riescono a farlo riprendere ma non ci sono segni di miglioramento.
ORE 03:15: L’ULTIMA CRISI
Alle 3:15 del mattino del 24 gennaio, il cuore del carabiniere cessa definitivamente di battere. Il personale tenta di salvarlo con cinque cicli di rianimazione, come da protocollo. Purtroppo è tutto inutile. Alle 04:36 viene stilato il referto di morte. Eugenio Fasano se ne è andato, lasciando – insieme al dolore della famiglia e dei tanti che lo amavano – alcuni interrogativi che le inchieste adesso dovranno risolvere.
mail: carletti.luigi@gmail.com
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