17 Aprile 2019 - 15:43 . Prati . Cronaca
Editoriale. Che cosa sarà di Roma con la tribù degli Incapaci
di Luigi Carletti
Il rapido declino dell’amministrazione romana dei Cinquestelle non è solo nelle promesse non mantenute (come RomaH24 indicava puntualmente il mese scorso) ma è anche, e soprattutto, negli appuntamenti mancati che segnano questa prima metà di legislatura.
Appuntamenti che sono occasioni perdute, opportunità sprecate, sfide non raccolte. Il buongiorno si era visto di primo mattino, quando in nome della sbandierata “onestà, onestà”, la giunta Raggi aveva detto no alla candidatura di Roma per le Olimpiadi e aveva tentato di affossare il progetto del nuovo stadio della Roma. Su questo secondo punto aveva poi dovuto fare dietrofront e pazienza se intanto si era buttato via un bel po’ di tempo. Oggi, a distanza di quasi tre anni dal brillante debutto degli onesti, scopriamo che il raccontarsi come “diversi e nuovi” serviva soprattutto a coprire inadeguatezze di ogni genere.
Al di là degli sviluppi che potrà avere l’inchiesta giudiziaria sulla presunta corruzione legata al progetto-stadio, quel che sconcerta non è solo l’incapacità degli attuali amministratori a pensare e programmare la Capitale del domani, ma piuttosto a gestire l’ordinaria manutenzione dell’oggi: dai rifiuti al verde pubblico, dalla macchina amministrativa per finire alla metropolitana e ai trasporti in generale, Roma è una città che – come le è successo molte volte nella sua storia – sembra conoscere l’ennesima dominazione: solo che stavolta non sono né i Visigoti né gli Ostrogoti, bensì gli Incapaci.
La tribù più imprevedibilmente pericolosa che potesse insediarsi in Campidoglio, oggi ha tra le mani una delle più importanti capitali occidentali, una metropoli con problemi enormi e potenzialità altrettanto rilevanti, ma tutto quello che i nuovi “governanti” sanno fare è continuare a parlare del passato, di quelli che – secondo il mantra grillino – hanno distrutto Roma e che loro, a furor di popolo, hanno legittimamente rimpiazzato. E qui sta l’aspetto più tragicamente comico della situazione: perché avanti di questo passo, finirà che dovremo rimpiangerli tutti quei “vecchi arnesi” della politica che sono passati prima, di destra o di sinistra poco importa, ma certamente in grado di far funzionare un po’ meglio i servizi pubblici, garantire un po’ di più l’essenziale e dare perlomeno l’idea di una città gestita.
È drammatico, ma al momento questo sembra essere l’unico vero risultato che l’amministrazione Cinquestelle possa ascrivere al suo “non-governo” di Roma. Un risultato di cui non andare troppo orgogliosi.