7 Giugno 2019 - 12:21 . Giulio Cesare . Cronaca
Cipro, scoperta una casa da appuntamenti. In manette due donne
Da 100 a 300 euro per un massaggio tantrico “lingam”. La polizia del commissariato Ponte Milvio ha scoperto il centro, specchietto per le allodole per una “casa da appuntamenti” in zona Cipro. Due donne, che gestivano il sistema di “prenotazione” delle prestazioni, sono state arrestate per sfruttamento della prostituzione.
Il sistema messo in atto dalle due donne, italiane, di 52 e 39 anni, ideato per garantire ai clienti il massimo della discrezione e dell’anonimato, è stato scoperto dagli agenti dopo una complessa indagine scaturita dalla denuncia di una donna maltrattata dall’ex compagno che, per far fronte alle pressanti richieste di soldi del suo aguzzino, era andata a lavorare in quel centro massaggi, dopo però aver superato un vero e proprio provino sessuale.
Il potenziale cliente, oltre a ricorrere al classico passaparola, poteva trovare il centro massaggi sulla rete: sul sito erano state caricate foto di ragazze e ragazzi in pose provocanti. Dal web era possibile contattare le gestrici, le fondatrici dell’associazione culturale olistica sotto cui si nascondeva il centro massaggi e, una volta trovato l’accordo, veniva fornito l’indirizzo – un anonimo palazzo in zona Cipro – e il codice numerico per il citofono. Incontrata la ragazza, il cliente poteva concordare la prestazione e il prezzo. Per un massaggio “normale” il costo era 100 euro, prezzo che saliva fino a 300 per il massaggio tantrico “lingam” con la ragazza nuda o parzialmente vestita.
I poliziotti, guidati dal commissario Antonio Soluri, hanno tenuto d’occhio il palazzo per alcuni giorni e hanno individuato alcuni clienti che hanno confermato quanto detto dalla donna maltrattata. Il blitz è scattato ieri nel primo pomeriggio: all’interno del centro c’era un cliente e due ragazze, una italiana e l’altra moldava al momento dell’operazione della polizia.
Univoche le dichiarazioni delle ragazze che lavorano nel centro: a fine giornata il 60% dell’incasso doveva essere consegnato a una delle titolari e tutte le persone coinvolte dovevano usare, anche tra loro, nomi falsi.