Capitale morale
Guido Cutillo
Economista, docente alla Luiss Business School, fondatore del gruppo Urbs Urbium
Otto proposte per rilanciare il verde nella Capitale più green d’Europa
Ho sempre pensato che Roma tra le sue mille bellezze abbia anche una straordinaria dotazione di verde. E tale patrimonio avrebbe potuto essere ancora superiore se dopo l’Unità d’Italia fossero state fatte scelte differenti da quelle che furono prese. Per gli appassionati, basterà consultare una mappa di Roma nel 1870 per vedere come non solo esistessero molte ville nobiliari extra murarie, ma una buona parte di quella che era stata la Roma imperiale dentro le Mura aureliane era, nel momento dell’ingresso dei bersaglieri, non più abitata e quindi sostanzialmente un gigantesco parco archeologico.
Allora, con molta lungimiranza si sarebbe potuto scegliere di costruire la nuova Capitale d’Italia “accanto” e non sopra la vecchia Roma, arretrando la stazione Termini fuori Porta Maggiore e costruendo lì il nuovo centro amministrativo. Si sarebbero evitati gran parte degli sventramenti successivi del centro storico, imputati a Mussolini ma in realtà iniziati ben prima del fascismo, e si sarebbe forse meglio conservato il verde straordinario della città. Tra le tante cose che si sarebbero potute salvare c’è anche Villa Ludovisi, erede addirittura degli horti sallustiani e indicata da molti come la villa più bella di Roma.
Eppure, nonostante la speculazione edilizia, per dirla con D’Annunzio, abbia cancellato tante “belle cose e rare”, la nostra resta una città verdissima, che può ancora essere di esempio a livello internazionale come ha recentemente ricordato anche l’architetto Stefano Boeri, con il verde concentrato in alcune ville storiche, in parchi urbani che si sviluppano lungo i fiumi, nel parco archeologico dell’Appia Antica, in pinete litoranee incredibili ma anche in mille strade e piazze distribuite per la città.
Oggi questo verde è un valore su cui investire, per rendere la città ancora più bella e vivibile.
Ecco io credo che per Roma serva un grande progetto legato al verde che preveda almeno i seguenti punti:
1) La cura delle ville storiche con il recupero degli edifici esistenti abbandonati e l’apertura di attività e servizi per i cittadini. In alcune ville come Villa Ada o Villa Pamphilj esistono spazi enormi che sarebbe possibile recuperare a spese dei privati e convertendoli in servizi di varia natura (bar, ristoranti, biblioteche, ludoteche, palestre, etc). Fondamentale legare le ville storiche con percorsi ciclabili e creare sempre più occasioni per svolgere sport all’aria aperta.
2) Censimento delle vie e delle piazze dove il verde è diventato arredo urbano e progetto per la conservazione e il rinnovamento di tale patrimonio. Il lungotevere senza platani è inimmaginabile, così come la Nomentana. I pini delle terme di Caracalla non possono essere sostituiti da altro così come i ciliegi giapponesi di via Panama. Gli alberi morti o pericolanti vanno sostituiti con le medesime essenze. Va definitivamente affermato il principio del verde come arredo urbano meritevole di studio e rispetto.
3) Utilizzo degli alberi come elemento di sostenibilità ambientale con la scelta delle essenze più adatte allo scopo. Alberi che impediscano all’asfalto di diventare bollente d’estate e che assorbano il massimo di anidride carbonica. Consiglio a chiunque di provare la differenza che esiste a via Merulana in piena estate tra le zone all’ombra dei platani e quelle senza alberatura. Nel rispetto del principio di cui sopra, nei nuovi quartieri dovrebbero prevalere gli alberi che riescono a garantire il massimo impatto ambientale positivo.
4) Impianto di un albero per ogni nuovo nato. Dobbiamo accettare che gli alberi, così come le persone, arrivano alla fine del proprio ciclo di vita. In alcuni casi si ammalano. Insomma talvolta vanno abbattuti prima che possano schiantarsi da soli. Fa parte della natura. Non scordiamoci che molte delle alberature storiche si aggirano intorno al secolo di vita. L’importante è che ogni albero abbattuto venga sostituito da uno nuovo della medesima essenza se si trova in zone dove fa ormai parte del panorama urbano.
5) Coinvolgimento maggiore di privati nella manutenzione del verde pubblico qualora le risorse comunali non siano sufficienti ad esempio affidando in gestione aiuole a commercianti interessati al decoro della strada e a farsi pubblicità.
6) Difesa a oltranza delle pinete del litorale. Sono di una bellezza disarmante e davvero un patrimonio poco conosciuto della nostra città.
7) Valorizzazione del verde lungo i due fiumi della città con la bonifica definitiva degli insediamenti e delle discariche abusive, il completamento delle piste ciclabili sia verso il mare che verso la Valle dell’Aniene, la navigabilità del Tevere tra il centro e Ostia. Questo punto potrebbe parallelamente rendere la nostra città più attrattiva per il cicloturismo sempre più ricco tra i nord europei, inserendola in un percorso che dalla maremma potrebbe arrivare a Roma, oltre a consentire a tanti romani di avvicinarsi maggiormente al proprio mare.
8) Revisione della “governance” con una chiara assegnazione delle responsabilità tra Comune e Municipi, con questi ultimi che dovrebbero essere responsabili unici del verde “locale” e del “piccolo verde”. Non si può pensare che il Campidoglio sappia se è caduto un albero di piccola dimensione in una qualsiasi strada del suo immenso territorio o se un’aiuola non è manutenuta, mentre si può pretenderlo da un Municipio.