Capitale morale
Guido Cutillo
Economista, docente alla Luiss Business School, fondatore del gruppo Urbs Urbium
New way of working: il lavoro stravolto dal Covid diventa un’opportunità per Roma
È passato un anno dal primo lockdown e il mondo del lavoro è cambiato in modo definitivo. Il New way of working è ormai entrato a far parte della nostra quotidianità e non si tornerà più indietro, semmai si andrà ancora avanti. Andare in ufficio la mattina sarà sempre più un’opzione invece che un obbligo e lo si farà non tanto per “timbrare il cartellino” quanto per partecipare a riunioni, lavorare in team, incontrare clienti, mentre le attività routinarie e di back office saranno quotidianamente svolte da casa con benefici enormi in termini di risparmio di tempo, energie, minore inquinamento e ovviamente di bilanciamento vita-lavoro.
Molte aziende importanti si stanno già organizzando per consentire a regime uno smart working fino a 3-4 giorni a settimana, mentre altre sono andate addirittura oltre prevedendo (ma non consigliando) il lavoro agile per 5 giorni. La Pubblica Amministrazione non potrà non adeguarsi. Insomma le vecchie abitudini, spazzate via dall’emergenza Covid, sembrano essere destinate a non tornare più.
Ma se questo è indubbiamente vero, quanto il fenomeno contribuirà a cambiare le nostre città e in che direzione ancora non è dato saperlo con certezza. C’è chi disegna scenari apocalittici immaginando l’entrata in crisi del modello di sviluppo urbano per come l’abbiamo conosciuto nell’ultimo secolo, con lavoratori che potendo scegliere, preferiranno vivere (e lavorare) in posti ameni e meno cari, lontano dai centri urbani maggiori mettendo per questo in crisi tutto l’indotto che negli anni si era strutturato per “accompagnare” il lavoratore nella sua giornata: trasporti, uffici in affitto, bar e ristoranti, etc.
Ma sarà davvero così? Io non credo. Sono anzi convinto che come sempre il domani sarà migliore di oggi che è stato meglio di ieri. La rivoluzione in atto, se ben gestita, potrà portare ad avere città più vivibili e accoglienti, meno dispersive e alienanti. E penso che i benefici potrebbero essere grandiosi in una città come Roma.
La necessità di uffici non sarà annullata, ma sarà diversa. Dovremo rinnovare il parco uffici avendo certamente bisogno di meno metri quadri (almeno a parità di lavoratori). Questo potrebbe consentire di ridurre il consumo di suolo concentrando gli uffici in zone molto accessibili e meno “lontane” di quanto non fosse necessario oggi, zone tendenzialmente semi centrali ma caratterizzate da un’edilizia moderna o contemporanea più adatta ad essere organizzata per accogliere il lavoro del futuro. Zone su cui concentrare un insieme flessibile di trasporto pubblico pesante e trasporto leggero smart e condiviso.
Gli edifici liberati dagli uffici nella città storica potranno a loro volta essere riconvertiti in alberghi (sembra assurdo ma Roma ha un bisogno intenso di alberghi di lusso), residence e abitazioni private. Con queste ultime si potrebbe cercare di invertire la tendenza di spopolamento del centro storico riportando i romani a vivere nel tessuto compatto invece di essere dispersi su un territorio immenso e sempre più lontano (oggi un terzo dei romani vive fuori dal raccordo). Una parte degli edifici dedicati a uffici potrebbe addirittura essere abbattuta perché magari frutto della speculazione edilizia degli anni del boom e con una valenza architettonica discutibile.
Roma potrebbe ambire, grazie al suo clima, alla sua bellezza, alla vicinanza al mare, alla presenza di un aeroporto internazionale, alla sua qualità della vita e a tutto il resto, anche ad attirare una parte di quei lavoratori globali che saranno liberi di scegliere da dove lavorare, lavoratori tendenzialmente di alto reddito in grado di portare ricchezza e lavoro sul nostro territorio.
Insomma secondo me ci sono tanti motivi per essere ottimisti e pensare che la rivoluzione digitale in atto porterà benefici nelle nostre vite e nella nostra città. Va semplicemente gestita invece che subita. Il sindaco, attuale e futuro, dovrebbe avere questo come primo punto del proprio programma. Anzi io chiamerei il programma proprio “La trasformazione della città sull’onda del New way of working: strategia e progetti per una città più bella, dinamica e sostenibile per romani e turisti.”