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L’editoriale: L’anno terribile di Roma e quello che ci aspetta nel 2021

di Luigi Carletti

Nel salutare il 2020 dobbiamo dirci che si chiude per Roma un anno molto particolare, ma per chi ha studiato la storia di questa città sarebbe assai complicato indicare un anno che non sia stato “particolare”. Il 2020 forse lo è stato un po’ più di tanti tra i precedenti, non foss’altro per il fatto che proprio a Roma – con la coppia di turisti cinesi allo Spallanzani – è cominciata l’avventura pandemica del Paese, e qui – sempre allo Spallanzani – è andata in scena pochi giorni fa la “cerimonia del vaccino”, ovvero l’arrivo delle prime fiale di quella che dovrebbe essere l’arma finale contro il Covid-19.

Anno particolare, per Roma, anche perché l’emergenza ha avuto il potere di mettere in freezer una serie di problemi su cui la città stava sbattendo regolarmente la testa e la cui rilevanza reclamava (e reclama tuttora) risposte dalle forze politiche e in particolare dal Movimento 5 Stelle, che esprime l’attuale maggioranza guidata dalla sindaca Virginia Raggi. Parliamo di temi irrisolti come i rifiuti, i trasporti, le periferie, lo sviluppo della città nei prossimi vent’anni, il modello di governance… Questioni tutt’altro che banali, il cui impatto sulla vita di almeno tre-quattro milioni di persone è decisivo non solo nel breve periodo, ma anche nel medio e nel lungo, se si pensa ai riflessi sulle nuove generazioni.

Virginia Raggi

L’emergenza Covid con i suoi continui bollettini tra contagiati e terapie intensive ha catalizzato l’interesse dell’opinione pubblica abbassando di molto l’attenzione verso i temi di cui sopra, ma quei temi oggi sono ancora tutti lì, non sono né migliorati né sono stati avviati a soluzione, non se ne sono mai andati, anzi, con il tempo hanno mostrato segni di ulteriore logoramento. Arriverà il giorno – speriamo molto presto – in cui l’emergenza da Coronavirus si potrà dichiarare passata e allora, in un generale ritorno alla normalità, dovremo riprendere a “usare” e a vivere la città come facevamo fino al marzo 2020. E che cosa troveremo? Ce lo siamo chiesti? Un anno se n’è andato e che cosa è successo nel frattempo? È cambiato qualcosa di sostanziale?

L’impressione è che l’anno sia passato e l’unico dato degno di nota riguardi l’affannosa ricerca di un candidato sindaco da parte delle forze in campo. Come a dire: la partita di Roma è rinviata a dopo le elezioni di giugno. Già, perché tra pochi mesi saremo chiamati alle urne, e al voto affideremo le nostre residue speranze di far ripartire la Capitale. E qui emergono almeno altri tre fatti su cui riflettere.

Il Campidoglio

1. Ai vecchi problemi si aggiungono i nuovi dovuti alla crisi economica determinata dalla pandemia. Il settore turistico, principale fonte economica della Capitale, è in ginocchio e rimetterlo in piedi sarà tutt’altro che semplice. Commercio e ristorazione presentano già oggi bilanci disastrosi, molte attività non sono sopravvissute e si sono persi migliaia di posti di lavoro;

2. Nella competizione a tutto campo tra le grandi città come attrattori internazionali, Roma non ha avanzato alcun tipo di progettualità, terreno sul quale invece – almeno fino all’inizio della pandemia – aveva brillato Milano, candidandosi ancora una volta come destinazione  italiana ed europea d’eccellenza legata al business e alle nuove professioni;

Carlo Calenda

3. Ciliegina sulla torta, si parla di una possibile ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma. La recente assoluzione nel processo d’appello sul caso Marra ha ridato fiato agli ultrà grillini che ne sostengono il diritto a riprovarci, forti di un’onestà della sindaca stabilita in tribunale ma evidentemente dimentichi di un’incapacità amministrativa dimostrata in quattro anni di legislatura. E qui ci si aspetterebbe una candidatura forte da parte del Pd, che però al momento non c’è. In compenso nel Pd ci sono gli intramontabili “Tafazzi boys”, che pur di non candidare Carlo Calenda sarebbero perfino disponibili a quest’abbraccio mortale con i Cinquestelle, con la Raggi portata in processione tipo Madonnina de noantri. E d’altronde Calenda, che a scuola non doveva avere 10 in diplomazia, non si fa pregare per dire ogni giorno che cosa pensa degli errori del Pd e degli orrori del movimento grillino. Quindi sarà molto interessante capire se l’arte della politica riuscirà a fare il miracolo, e soprattutto quale dei molti miracoli possibili e non tutti auspicabili.

Ecco, questo è il quadro di fine anno. Che dire? Non vediamo l’ora che cominci il prossimo. Auguri a tutti.     

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