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L’editoriale: RomaH24 Nomentano, l’impegno di Typimedia nel racconto della Capitale

di Luigi Carletti

Da oltre tre anni RomaH24 racconta la vita di alcuni quartieri di Roma. Abbiamo cominciato con il Trieste-Salario, proseguito con Prati-Borgo-San Pietro e Flaminio-Parioli, e nel 2020 si è aggiunto Montesacro. Oggi, primo febbraio 2021, tagliamo il nastro del Nomentano, un altro pezzo importante del quadrante nord-orientale di Roma e, tra l’altro, il quartiere dove Typimedia (la società che edita RomaH24) ha da poche settimane stabilito la sua sede principale.

In questi tre anni Typimedia, con RomaH24 e con le altre iniziative editoriali, ha progressivamente affinato un modello di racconto del territorio che non faceva parte della pur vasta e importante tradizione editoriale della Capitale. Il nostro focus sui quartieri romani parte dall’idea che ognuno di essi è paragonabile a una vera e propria città, quindi a una comunità che viene riconosciuta (e si riconosce) come tale. Ciò significa che ogni quartiere ha caratteristiche proprie, magari simili ai quartieri vicini, ma comunque peculiari, con il risultato che, se sei di Roma, sei anche di un quartiere specifico, e quell’appartenenza in qualche modo dice qualcosa di te, del tuo modo di essere, d’intendere la “romanità”.

Con i suoi settantamila abitanti, al netto di una popolazione universitaria oggi molto più bassa del normale a causa della pandemia, il Nomentano non è tra i maggiori quartieri di Roma, ma in un’ipotetica scala dei centri italiani, andrebbe comunque a collocarsi vicino a città come Cremona, Pavia o Caserta: capoluoghi di provincia. Questo per noi significa che il Nomentano – così come gli altri quartieri – ha una sua storia, una sua geografia sociale oltreché una sua precisa conformazione urbanistica, una sua galleria di fatti e personaggi che ne costituiscono la memoria e l’attualità. Questo significa anche che il Nomentano ha problemi specifici, potenzialità e progetti tutti suoi: è insomma una comunità che può, e deve, essere raccontata “verticalmente”, senza ovviamente perdere di vista l’insieme della Città.

Piazza Bologna

Questa concezione di Roma, per Typimedia si traduce in un racconto “quartiere per quartiere” che oltre a RomaH24 ha visto uscire in libreria e in edicola numerosi volumi che non a caso abbiamo chiamato “CommunityBook”. Ecco che dalla Storia alle Meraviglie, dal Come eravamo ai Fattacci fino alle guide gastronomiche, la nostra narrazione della Capitale si è concretizzata in collane che stanno avendo un ottimo riscontro di pubblico e di critica.

Il concept che Typimedia ha dunque tradotto in produzioni editoriali è una “visione” che è anche politica e, potremmo dire, filosofica: non esiste una città che non sia comunità. Se poi le dimensioni della città sono metropolitane, le comunità bisogna andarle a individuare territorialmente e tematicamente. Qualcosa di simile succede a New York, a Londra, a Parigi. Nel caso di Roma, i quartieri sono comunità autentiche. Mentre lo stesso non può dirsi per la maggior parte dei municipi, entità amministrative inventate con il righello e la calcolatrice, ma spesso incapaci di intervenire efficacemente sulla complessa realtà della Capitale. Da qui, molti dei problemi che i cittadini riscontrano quotidianamente, frutto della distanza siderale che c’è tra chi governa localmente e chi chiede soluzioni, con fenomeni diffusi come l’estrema vaghezza sulle responsabilità di ciò che non viene fatto o viene fatto male.

Questo è per noi il tema centrale della particolare fase storica che Roma sta vivendo. Una fase di decadenza in cui certamente l’attuale amministrazione capitolina ha precise responsabilità, ma che dipende anche (e soprattutto) da motivi strutturali vecchi di svariate legislature.

È per questa ragione che nella linea editoriale di RomaH24, il tema di una nuova governance per Roma è fondamentale. Che lo si chiami “decentramento amministrativo” oppure “riorganizzazione policentrica”, poco importa: l’attuale assetto amministrativo, con il Campidoglio e i municipi a rimpallarsi quotidianamente competenze e responsabilità, non è più compatibile con l’immagine e il funzionamento di una capitale europea.

Piazza del Campidoglio

Nella nostra intervista ad Andrea Alemanni, presidente del Pd regionale ed ex vicepresidente del Secondo municipio nonché “figlio” del Nomentano, il tema di una diversa organizzazione amministrativa viene definito centrale. Lo stesso ha fatto Walter Tocci, intellettuale di riferimento per il centrosinistra romano, nel suo bellissimo saggio “Roma come se” (Donzelli editore). Su questo tema, negli anni, si sono spesi in molti: ricordo, tra gli altri, Sabrina Alfonsi e Giovanni Caudo, attuali presidenti del Primo e del Terzo municipio, Giulio Anticoli, presidente delle Botteghe storiche, l’economista Guido Cutillo e molti altri attori dell’economia locale. Tutti però continuano a parlare soprattutto di dare più autonomia ai municipi, mentre a nostro parere il punto vero sta nei quartieri o, se si preferisce, in municipi più piccoli, fatti di aggregazioni il più possibile omogenee sia dal punto di vista socio-economico che territoriale. Questo è il nodo su cui si dovrebbero misurare con serietà, e con grande capacità d’ascolto, tutte le forze politiche, e in particolare la nuova amministrazione capitolina che a giugno uscirà dalle urne elettorali. Senza far passare altri cinque anni a gridare “per fortuna che adesso ci siamo noi”, lasciando Roma nella situazione in cui sta.

LEGGI l’intervista ad Andrea Alemanni


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