Nomentano | La Storia

Il 17 febbraio 1967 l’omicidio dei fratelli Menegazzo

Il 17 febbraio 1967, riversi sull’asfalto di via Gatteschi, dietro Villa Blanc, ci sono i corpi crivellati dai proiettili di Silvano e Gabriele Menegazzo. Sono due fratelli, rappresentanti di gioielli di 23 e 19 anni.

Vengono massacrati da una scarica di proiettili alle otto di sera, un momento dopo essere usciti dall’auto che avevano parcheggiato davanti casa e aver tirato fuori dal portabagagli il campionario di oggetti preziosi con cui lavoravano. Ad attaccarli, per sottrarre loro i gioielli, sono due uomini, scesi da una Giulia color verde bottiglia. Uno dei due ha una pistola, fa fuoco.

A Roma non è mai accaduto che qualcuno uccidesse in pieno giorno per commettere una rapina. La polizia istituisce un centinaio di posti di blocco. I sospetti puntano verso Leonardo Cimino, detto “lo smilzo”. Si è già fatto notare dalla polizia per una serie di precedenti tra furti d’auto e scippi. Sembra essere il responsabile di un recente colpo allo stabilimento San Pellegrino sulla via Salaria, durante il quale sono rimaste ferite due persone.

Nel mirino degli agenti c’è anche un altro uomo, Franco Torreggiani, ribattezzato dalla stampa “il disertore miope”. Sulla scena del delitto, infatti, sono stati trovati un paio di occhiali da vista rotti, calpestati durante la colluttazione. I due sospettati vengono presi alcuni mesi dopo, in un casolare a Monte Mario, in via Basilio Puoti.

Sono in quattro, in realtà. Insieme a Leonardo Cimino e Franco Torreggiani, hanno partecipato Mario Loria e Francesco Mangiavillano, quella che viene considerata la mente criminale dietro al colpo. È Torreggiani ad accusarlo. Verrà catturato solo più tardi ad Atene ed estradato in Italia per il processo.

Un delitto, quello dei fratelli Menegazzo, che prelude a quella stagione di violenza e paura nelle vie e nelle piazze della città, che inizia nel 1968. Come raccontato nel volume “La Storia del Nomentano” (Typimedia Editore) a cura di Sara Fabrizi.

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