Policlinico | La Storia

21 aprile 1931: il Nomentano celebra Guido Baccelli, grande promotore del Policlinico

di Sara Fabrizi

Il 21 aprile 1931, intorno alle 10 del mattino, una gran folla di spettatori riempie piazza Salerno. Un applauso scrosciante accoglie le parole finali di un discorso, pronunciato dal governatore di Roma, il principe Francesco Boncompagni Ludovisi. Subito dopo, viene sollevato il drappo che copre il grande monumento alle sue spalle, dedicato alla memoria di un uomo che ha fatto molto per la città. Si tratta di Guido Baccelli, medico di fama, scienziato e appassionato umanista, uno dei padri fondatori del Policlinico Umberto I.

L’idea di dedicargli una grande opera risale a diversi anni prima. Poco dopo la scomparsa di Baccelli, avvenuta nel 1916 a causa di una crisi cardiaca, esistono ben tre comitati che si prefiggono l’obiettivo di tutelarne e tramandarne la memoria. Il primo viene fondato dall’Unione Storia e Arte. Il grande medico, infatti, nel corso della propria carriera politica, in qualità di Ministro della pubblica istruzione, ha promosso un gran numero di iniziative per la tutela dei beni culturali e storici. Un altro è quello messo in piedi dall’Associazione tra i Romani, a cui si aggiunge quello a cui danno vita due professori, Edoardo Maragliano e Vittorio Ascoli.

Nel 1920, i tre comitati mettono insieme le forze, unendosi in un’unica entità. I membri raccolgono una grande somma – diverse decine di migliaia di lire – proprio con l’intento di erigere un monumento a Baccelli. È il 1926 quando il denaro viene consegnato nelle mani del Governatore di Roma. Passano altri due anni prima che venga bandito il concorso per la realizzazione dell’opera, destinata a essere collocata non lontana dai Fori. Sarebbe un luogo adatto, visto che Baccelli è stato il primo ad avviare un dibattito riguardo la valorizzazione della passeggiata archeologica.

Alla fine, però, dopo un secondo concorso, vinto da Attilio Selva, si sceglie di posizionare il monumento proprio qui, in piazza Salerno, non lontano dal Policlinico. Un luogo che, come scrive Irene Quaresima, “del Baccelli aveva già raccolto l’eredità scientifica, didattica e umana, facendosi esso stesso monumento dell’uomo che fortemente lo volle”.

 

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