7 Marzo 2022 - 17:52 . Sapienza . Cronaca

Studente ucraino della Sapienza: “A Leopoli i miei sono terrorizzati per il nemico in arrivo”

Foto di Taras Kotsur
Credits: Dire
Foto di Taras Kotsur Credits: Dire

La paura della guerra é come già essere in guerra. Anche nelle città ancora non strette nella morsa dell’esercito di Putin. L’angoscia per il nemico in arrivo coinvolge ormai tutte le famiglie dell’Ucraina, come quella di Taras Kotsur, giovane studente della Sapienza (non ha ancora compiuto 20 anni), originario di Leopoli, una città dell’Ucraina a circa 70 chilometri dal confine con la Polonia. Taras vive in Italia da nove anni e a Roma da qualche mese per studiare Scienze politiche e Relazioni internazionali. All’agenzia Dire, il giovane ha raccontato che lì al confine, dove vive la sua famiglia, la guerra ancora non è arrivata. Ma il rischio del conflitto, però, ha spaventato molti abitanti, che hanno così deciso di spostarsi nelle case sparse nella campagna, più difficili da attaccare rispetto al centro della città.

“L’angoscia della mia famiglia é anche la mia, seppure a distanza – dice Taras – Prima noi giovani avevamo l’ansia di vivere il futuro, laurearci, cercare un lavoro. Adesso abbiamo l’ansia di vivere il presente. E la nostra unica speranza è che non arrivi un missile a distruggere le nostre città, e che non succeda nulla ai nostri familiari”

“Il nemico è ormai arrivato alle porte, stanno morendo i civili e noi non sappiamo come difenderci – spiega il ragazzo –. Le lettere purtroppo non bastano in un momento di guerra le armi sono necessarie. Noi siamo sempre stati un popolo silenzioso. L’Ucraina ha sempre cercato di mantenere calma e rispetto nei confronti della Russia. Eppure siamo stati aggrediti”.

Taras era andato a trovare la sua famiglia solo un mese fa. Adesso segue quanto sta accadendo nel suo Paese da lontano e si tiene in contatto con i suoi familiari attraverso le videochiamate.

“L’unica cosa che possiamo fare da qui è scendere in piazza e manifestare, cercando di coinvolgere il maggior numero di giovani. Ciò che facciamo noi giovani qui non è combattere con le armi, ma forse è qualcosa che spaventa ancora di più: manifestare, farci sentire. Dire che che siamo contro la guerra e per la pace”.

E poi puntare sul futuro: “Parlare della guerra è importante – dice Taras – anche ai ragazzi che frequentano le superiori, perché devono capire che in Ucraina adesso stanno combattendo e morendo giovani come loro”.

Quello che Taras si augura è facilmente immaginabile. È lo stesso desiderio di tutte quelle persone che in questo momento lottano per la vita e per la loro patria: “Quello che chiediamo è che venga semplicemente rispettato quanto deciso nel 1991: vogliamo la nostra Ucraina libera. Vogliamo le nostre terre, anche il Donbass e la Crimea. Certo, l’Ucraina è stato un Paese multiculturale, ma l’identità è la stessa. Chiediamo soltanto la libertà”.