6 Settembre 2022 - 18:42 . Sapienza . Scuola
Alla Sapienza la carica degli aspiranti medici: in migliaia per un posto
Testa bassa, lo sguardo fisso sullo schermo del telefono per registrare un messaggio vocale. “Mamma ho finito, spero sia andato bene”. Martedì 6 settembre è stato il giorno del test di accesso alle facoltà di Medicina e Chirurgia, l’appuntamento annuale tanto temuto e allo stesso tempo desiderato per gli aspiranti medici.
Quest’anno i posti in tutta Italia sono 15.876 e 65.378 gli iscritti al test. Alla Sapienza di Roma, hanno svolto il test più di 4mila candidati. Il più giovane è nato nel 2005, il più anziano, nel 1945. Le donne che hanno partecipato al test sono più del doppio degli uomini (2890 candidate per 1301 candidati), e infatti, nel piazzale della città universitaria, si incontrano per lo più ragazze.
Giorgia è soddisfatta e non ha trovato il test difficile. “L’ho trovato onesto”, dice all’agenzia Dire. Chiara ritiene che il maggior numero di domande di area scientifica abbia reso il test più facile per chi ha studiato. “Era difficile, ma fattibile”, commenta. Quest’anno, infatti, il test di accesso è cambiato: più attenzione alle materie disciplinari e meno a logica e cultura generale. La nuova ripartizione della prova di selezione prevede il 15% del test per quiz di ragionamento logico, ragionamento numerico e humanities.
La restante percentuale del test è attribuita alle materie disciplinari (biologia, chimica, fisica e matematica). Per la prova di ammissione i candidati hanno risposto a 60 quesiti a risposta multipla (sono 5 le opzioni di risposta previste). Il tempo a disposizione era di 100 minuti e il punteggio massimo previsto è di 90 punti. Difficoltà riscontrate soprattutto in matematica e fisica, mentre biologia e chimica “erano fattibili”, dice Lorenzo.
Davide prova il test per la seconda volta. “Con più quesiti di biologia, la selezione è più meritocratica. Ma i posti sono troppo pochi rispetto al numero di persone che prova ad entrare“. Fuori dai cancelli dell’Università, per tutta la giornata si sono accese proteste e sit-in contro il numero chiuso. Eppure gli stessi studenti non vorrebbero eliminarlo del tutto, ma rimodularlo. “Giusto fare una selezione, ma durante l’anno, non prima”, dice un ragazzo. “Bisognerebbe facilitare chi vuole fare medicina, ma capisco che aprire la facoltà a tutti, sarebbe difficile da fare. Si potrebbe iniziare a farlo in modo graduale”, propone una studentessa. “Mettete dei limiti nel corso degli anni o uno sbarramento al primo anno basato sulla media – sostiene una candidata –. Ma almeno dateci la possibilità di frequentare la facoltà che vogliamo, il test è sbagliato”.
“Vorrei ci fossero più posti”, dice Francesca. Per Maria “è sbagliato togliere un’opportunità a una persona ancor prima di averci provato”. Ma per tutti, il test di accesso non è un ostacolo che frena la passione per la medicina. “Continuerò a provarci fin quando non riuscirò ad entrare“, dice una ragazza. Aiutare gli altri, indossare il camice, per la maggior parte dei giovani intervistati è il sogno di una vita. “Fin da quando ero alle elementari che a chi mi chiedeva cosa volessi fare da grande, rispondevo: il medico”, dice Giorgia. Andrea è più concreto: “Un giusto compromesso tra ciò che mi piace fare e un lavoro economicamente ben retribuito”. Per Gabriele, invece, i soldi non c’entrano: “Non si fa medicina per guadagnare, è una cosa più intima, emotiva“.