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A Serpentara preziosi reperti dell’antica Roma. Lo studioso Melandri: “Avviato percorso per portarli alla luce”
di Marco BarbalisciaUn sito storico, archeologico e culturale aspetta da più di quarant’anni una definitiva valorizzazione. I recenti lavori di diserbo nell’area verde compresa tra via Titina de Filippo e via Lina Cavalieri, hanno riportato alla luce un tema che con gli anni era finito nel dimenticatoio. Era il 1980 quando a Serpentara gli scavi di emergenza della Soprintendenza archeologica portavano alla scoperta di reperti risalenti al II secolo a.C.
Da allora l’area è stata lasciata nel più completo abbandono dalle istituzioni con il pericolo sempre imminente, oltre che di scavi clandestini, anche di incendi nel periodo estivo. Ora, però, le cose potrebbero cambiare. Ennio Melandri, vice presidente della neonata associazione Limes APS, segue la vicenda dagli albori. “Nel 1996 fu organizzata una grande mostra dal Municipio sulla storia del territorio, dalle origini ai giorni nostri”, racconta a Roma H24. L’evento riscosse un forte successo: “In un mese registrammo più di 10mila visitatori. L’allestimento era caratterizzato da 50 pannelli, cinque plastici e molti reperti dell’età primitiva”.
L’interesse della popolazione era evidente, ma questo elemento non è stato sufficiente per investire risorse sulle nuove scoperte archeologiche nella zona di Serpentara. L’associazione Limes APS è un’organizzazione di promozione sociale per la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e ambientale del territorio, mossa da un ideale assoluto: “La cultura sta anche in periferia, ma va scoperta e portata alla luce”, dice Melandri.
Serpentara, cosa nasconde l’area archeologica sotterranea
Ma cosa c’è sotto il prato verde di via Cavalieri? L’area archeologica, come anticipato, fu scoperta tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80 del secolo scorso in seguito alla realizzazione delle opere di urbanizzazione del quartiere. A venire alla luce, dapprima, fu un’importante strada basolata romana (antico sentiero lastricato di epoca romana), in parte distrutta dagli scavi: “È ancora in ottimo stato e in alcuni punti conserva anche il paracarro e i camminamenti pedonali”, racconta Melandri.
Che aggiunge: “Questa strada collegava la via Salaria alla via Pertinaria (attuale via delle Vigne Nuove) e rivestiva un’importanza strategica per la viabilità di allora in quanto permetteva, oltre al collegamento tra Fidenae e la Nomentana anche il superamento di un difficile tratto della via Salaria che nel periodo autunnale/invernale si allagava a seguito dell’esondazione del Tevere”.
La zona archeologica è poi dominata dai resti di due ville rustiche: “La principale è di età repubblicana e risale al II secolo a.C. e si estende per oltre 200mq”, spiega Melandri. “In epoca Imperiale la villa fu ampliata con la costruzione di un impianto termale. La villa fu abitata fino al V secolo d.C. La seconda struttura potrebbe essere invece di pertinenza della villa imperiale oppure una seconda villa o ancora un borgo agricolo”.
La zona archeologica si completa poi con la presenza di una necropoli (molto probabilmente di pertinenza della villa) e di reperti di epoca arcaica e neolitica come vasi, cibo e oggetti funerari. Il quadro si chiude con selci preistoriche riferibili ai Neanderthal di circa 150mila anni fa.
Un progetto per portare alla luce la storia del quartiere
L’area archeologica è attualmente ancora tutta sottoterra mentre alcuni reperti più preziosi sono custoditi dalla Sovrintendenza. Il progetto di Limes APS – spiega Melandri – “è quello di portare avanti, insieme al III Municipio e alla Sovrintendenza, un piano di valorizzazione dell’area. I cittadini devono conoscere la loro storia e la cultura che giace sottoterra. Il territorio ha un valore inestimabile e può regalare ancora molto. L’area deve essere ancora ispezionata a livello archeologico e ci sono intere zone non perlustrate”.
Come archeologi e studiosi – sottolinea Melandri – “non ci interessa la mera scoperta di un oggetto, ma vogliamo studiare ed analizzare a chi apparteneva, come veniva utilizzato e, attraverso i reperti, ricostruire i valori e la cultura dei popoli che abitavano i nostri quartieri decine di secoli fa”.
L’obiettivo finale, chiude, “è quello di riportare alla luce i reperti, dettagliarli, e magari creare un museo del III Municipio dove il tutto possa essere visto e studiato dai cittadini. Il progetto non è utopistico e non prevede tempi lunghissimi. Dobbiamo lavorare all’unisono con l’amministrazione che finalmente, dopo tanti anni, ha mostrato concreto interesse al tema. Il percorso è avviato e nel corso degli anni arriveranno i risultati. I tempi dell’archeologia non sono scientificamente quantificabili, ma si lavorerà sul sito. Siamo determinati, l’associazione Limes APS nasce per fare cose concrete e portarle a termine”.