21 Febbraio 2021 - 10:30 . Montesacro . EXTRANEWS
Le cinque domande che hai sempre voluto fare a un edicolante che resiste: le risposte di Fabio
di Valerio Valeri
In un’epoca in cui comprare il giornale è diventato un atto inconsueto, gestire un’edicola assume i tratti della missione. Lo sa bene Fabio Addario, 38 anni, nato e cresciuto al Tufello, giornalaio da tre anni in viale Jonio all’altezza dell’ex cinema Astra. Lì, dove negli anni ’70 il nonno di sua zia aprì l’attività, di generazioni ne sono passate molte e le abitudini sono drasticamente cambiate.
Roma H24 ha deciso di fare 5 domande a Fabio, per capire cosa significhi essere un edicolante che resiste, in uno dei nostri quartieri.
Fabio, con la crisi dell’editoria la tua edicola è ancora molto frequentata?
Dipende. Ho uno zoccolo duro di clienti affezionati che si sta riducendo perché molti sono anziani, poi ci sono quelli di passaggio, essendo una zona trafficata. Anche se, da quando c’è il Covid, molti lavorano da casa e non escono molto la mattina. La vendita dei giornali è calata drasticamente, quindi come altri colleghi mi sono riconvertito in una sorta di centro servizi, dove è possibile richiedere documenti anagrafici o ritirare pacchi. E si vendono giocattoli o articoli da collezione.
Hai mai ricevuto qualche richiesta strana?
Mah, spesso i clienti storpiano i nomi dei giornali e delle riviste. Mi chiedono “La Memoria”, ma intendono “La Verità”. Oppure gente mai vista prima che chiede di poter pagare il giorno dopo!
Chi è il cliente tipico della tua edicola?
Mezza età, tra i 60 e i 70 anni, ancora acquistano i quotidiani. I giovani non lo fanno più, al massimo chiedono il Corriere dello Sport o la Gazzetta il lunedì se la loro squadra del cuore ha vinto.
C’è chi si ferma anche per fare due chiacchiere, con la scusa di dover comprare qualcosa?
Certo, è normale soprattutto nei più anziani. Io ho due clienti fissi, uno ex partigiano l’altro ex balilla (appartenente alla gioventù fascista negli anni ’20 e ’30, ndr) ed entrambi mi raccontano com’era la vita del quartiere durante la Seconda Guerra Mondiale e nel Dopoguerra, ovviamente ognuno dal suo punto di vista.
Fabio, ci si abitua mai alla sveglia all’alba per venire ad aprire l’edicola?
Io ho sempre fatto lavori per cui dovevo svegliarmi presto. Ero portiere in un condomino vicino San Pietro, poi ho fatto il postino. È faticoso, ma ho la sveglia automatica. Certo, la domenica quando sono chiuso per me è una benedizione.