2 Novembre 2020 - 11:00 . FuoriQuartiere . Cronaca

Dacia Maraini: “Gigi Proietti inimitabile, rese unico ‘Il lonfo’ di mio papà Fosco”

Dacia Maraini
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“Il lonfo era una poesia inventata da mio padre Fosco. Purtroppo era già morto da anni quando Gigi la portò in teatro. Sarebbe stato orgoglioso”. Così Dacia Maraini ricorda Gigi Proietti, che ci ha lasciati proprio oggi, 2 novembre, nel giorno del suo ottantesimo compleanno.

Per la scrittrice e poetessa, legata a Prati a doppio filo (non solo perché qui vi abita da anni, ma anche perché gestisce la “”Casa Museo Alberto Moravia“, del quale fu compagno dal 1962 al 1978, è un giorno triste, come per tutti i romani. Ma è la Maraini stessa a ricordare che il mito di Proietti attore è nato a Prati: “L’ho conosciuto bene, da quando fece teatro a via Euclide Turba con il Gruppo Sperimentale 101 creato da Antonio Calenda. Era una persona straordinaria. Era molto critico di se stesso e spiritoso. Non è mai stato fanatico. Prima faceva un teatro più legato alla classicità, poi è esploso con i suoi testi straordinari”.

Ma soprattutto è legata a Proietti per quella sua interpretazione de “Il lonfo”: “Come la interpretava lui, nessuno mai. Peccato che quando la fece in teatro, mio padre era già scomparso. Sarebbe stato contento nel vederlo, ed orgoglioso. E’ in linguaggio inventato ma lui con la sua lettura ci ha messo così tanto significato che l’ha resa vera“.

Un artista, Gigi Proietti, che mancherà a tutti: “Era un uomo gentile, ben disposto verso gli altri, non si dava arie – racconta la Maraini, protagonista del volume Typimedia “Prati in 100 personaggi (+1)” -. E’ stato coraggioso, poteva vivere del suo successo, invece si è sempre esposto. Ha aperto una scuola teatrale per ragazzi, una fatica vera. E poi il Globe. Sapeva innovare, non si adagiava sugli allori, ha provato strade nuove e ha rischiato. E non è stato mai la macchietta del romano, ha sempre tenuto alto il livello della satira linguistica romana. E’ una dolorosa perdita per Roma ma per tutta l’Italia”.

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