22 Febbraio 2021 - 12:15 . Montesacro . Cronaca
Scuola “Don Bosco”, l’apertura al territorio per salvarla dal degrado: “Serve un patto con il Municipio”
di Valerio Valeri
Quando una mattina di maggio del 2016 il personale della scuola “Don Bosco” di piazza Monte Baldo trovò siringhe e del sangue sul pavimento del portico d’ingresso, si scatenò il putiferio. In molti, tra questi l’attuale consigliera Pd Simona Sortino, allora vicepresidente del consiglio d’istituto, chiesero l’installazione immediata di un cancello per interdire l’accesso. “All’epoca inoltrammo una richiesta alla Sovrintendenza – spiega Sortino a Roma H24 – perché l’edificio è storico e tutelato da vincoli. Il parere fu favorevole, ma il costo di una cancellata era troppo alto, circa 10mila euro, così ci limitammo alle telecamere”. I bivacchi e gli atti di vandalismo, però, non sono cessati. Ancora oggi le scritte ricoprono l’interno del portico. “Col Municipio c’è in ballo un lavoro più ampio di riqualificazione dell’area – continua la dem – e in questi ultimi due anni sono stati messi in sicurezza i cornicioni interni del cortile. Un murale? Non si può fare, magari altrove nel quartiere ma sulla ‘Don Bosco’ è vietato. Di certo è importante che vengano messi in campo progetti che coinvolgano le energie dei giovani, per farli appassionare alla Storia del quartiere così che lo sentano più loro. Un cancello non è l’unica soluzione, ma sarebbe la più utile nell’immediato”.
Rita Coco, vicepresidente dell’associazione genitori dell’istituto comprensivo “Piazza Capri”, di cui fa parte la “Don Bosco”, è molto più critica riguardo a un eventuale cancello. “Installarlo per chiudere il portico non mi sembra la soluzione più efficace, né la più adeguata – spiega – . E’ facile alzare muri, ma quello che andrebbe fatto è costruire da zero una comunità che abbia a cuore il territorio in cui vive. È un lavoro lungo ma che porta a risultati più concreti. Nel nostro quartiere i ragazzi non sanno dove riunirsi, non c’è un centro d’aggregazione. Dove dovrebbero andare?”. Rita racconta anche di quando la dirigente scolastica della “Don Bosco” decise di chiudere tutte le classi dell’istituto con un lucchetto. “Ci furono degli atti vandalici in un’aula, circa tre anni fa – ricorda – e la preside, senza coinvolgere studenti e genitori, chiuse tutte le aule a chiave. È questo che insegniamo ai ragazzi? Che ci si protegge con serrature e cancelli? Queste reazioni curano il sintomo, ma non la causa”.
Nicole Lucarelli vive in zona Espero, a Sacco Pastore. “Passo tutti i pomeriggi lì, scritte e sporcizia sono impossibili da non notare e spesso il pomeriggio ci sono gruppetti di ragazzi che stazionano nel portico”. Simone Sbarsi è una mamma di Città Giardino. “Piazza Monte Baldo è tra le più sporche della zona – ammette – tra il portico pieno di scritte e i bidoni della spazzatura spesso stracolmi. A vederla da fuori sembra una zona abbandonata”. Federica Battellini, che abita a pochi passi dall’edificio anni ’30, fa un discorso più ampio. “I ragazzi di Montesacro non hanno luoghi dove riunirsi – denuncia – , il quartiere non offre molti spazi, i giardini o sono sporchi o inaccessibili. La parrocchia di piazza Sempione non ha un campetto. Che alternative hanno, se non quel portico o i tavolini di un bar? Il problema non è il loro, ma nostro che dovremmo fornirgli gli strumenti per vivere il quartiere diversamente”.
Ancora Rita Coco, che propone una soluzione. “Come associazione genitori – spiega – da anni sosteniamo la necessità di un progetto diffuso che contempli l’apertura della scuola verso il territorio, non solo durante le ore di didattica. C’è l’esempio della ‘Di Donato’ all’Esquilino, che in questo modo si è salvata dalla chiusura. Serve un patto di collaborazione tra scuola ed ente locale per il presidio del territorio”.
LEGGI la notizia del portico imbrattato alla scuola Don Bosco