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Quell’esodo di giovani da Roma di cui ci dovremmo preoccupare

di Guido Cutillo*

Sempre più frequentemente sento giovani che decidono di andare a studiare fuori città, diretti per lo più a Milano o all’estero, spesso spinti da famiglie disposte ad accollarsi spese molto significative pur di garantire ai propri figli maggiori possibilità per il futuro. In alcuni licei di eccellenza sta diventando una vera e propria migrazione con percentuali che in diverse classi sfiorano il 20-30%.

Guido Cutillo

Trovo che sia uno dei rischi e parallelamente delle opportunità più grandi per Roma di cui tutti noi ci dovremmo preoccupare.

Un giovane che sceglie di andare a studiare in un’altra città in molti casi (quasi sempre) non torna indietro. Gli anni dell’università sono decisivi nella formazione delle persone. Sono infatti anni in cui si cementano le amicizie che ci porteremo avanti nella vita, si formano più chiaramente le idee su quello che vorremo diventare da grandi, si incontrano affetti importanti e in molti casi duraturi, si creano le prime occasioni di impiego post laurea. In sostanza ci si prepara alla vita adulta. Una volta che questa preparazione, questo riscaldamento, è svolto in una città è tipico che quella città diventi quella di adozione. Ebbene il fatto che tanti giovani romani vadano a studiare fuori significa che tanti giovani romani non parteciperanno alla vita economica, sociale e culturale della città del futuro. Come tanti giovani negli anni, partendo dalle regioni meridionali hanno contribuito ad arricchire il nord, come tanti asiatici contribuiscono al miracolo della Silicon Valley, anche i nostri figli faranno la fortuna di qualcun altro.

Questa è la più pericolosa spada di Damocle sulla nostra testa. Il sistema universitario romano, da sempre un’eccellenza in moltissimi campi, è stato per decenni attrattivo di talenti da ogni parte di Italia e del mondo, esistendo qui un’offerta formativa anche internazionale di grande tradizione. Gli studenti che sono venuti qui a studiare spesso hanno costruito qui la loro vita e qui le loro fortune, hanno rinnovato e arricchito il tessuto sociale e culturale, hanno portato nuove energie. Gli studenti oltre al futuro generano economia anche nell’immediato portando vitalità e fatturato per tante attività economiche.

Trovo assurdo quanto sta succedendo negli ultimi anni nell’indifferenza dei nostri amministratori. Spesso peraltro la scelta di andare in altre città a studiare non è dovuta alla carenza in termini di offerta formativa ma prevalentemente in termini di marketing e relazione con il mondo del lavoro, aspetti dove sono carenti soprattutto le nostre corazzate pubbliche.

La grande opportunità allora sta nell’aiutare i nostri atenei, soprattutto pubblici, a “vendersi” meglio, capendo che attrarre i migliori studenti, romani o meno che siano, è la garanzia migliore per mantenere alto il proprio prestigio e contribuire in modo decisivo a garantire un futuro a questa città. Vendersi meglio vuol dire anche avere maggiore capacità di interloquire con il mondo produttivo e aiutare gli studenti in fase di primo impiego senza abbandonarli a loro stessi. Vuol dire fare azione coordinata con le imprese per raccontare nei licei quali sono le competenze e le lauree più richieste. Vuol dire mantenere vive le reti degli ex alumni. Vuol dire valorizzare le tantissime eccellenze formative.

Ogni volta che uno studente sceglie di andare a studiare fuori Roma senza tornare indietro dovremmo tutti sentirci un po’ sconfitti.

*Guido Cutillo è economista, docente alla Luiss Business School e fondatore del gruppo Facebook Urbs Urbium.

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