1 Giugno 2023 - 10:10 . Cronaca

Roma, la partita più lunga, la beffa più atroce. “Il silenzio è duro da masticare”, dopo la sfida persa ai rigori con il Siviglia in Europa League

Le ultime immagini sono per Josè Mourinho, che dall’alto della sua grandissima esperienza riunisce i suoi calciatori sul prato della Puskas Arena di Budapest, per aiutarli in qualche modo a superare la beffa delle beffe. Per consolare Dybala, piombato in un pianto a dirotto al termine della partita. Per ringraziare i suoi dell’orgoglio e della grinta messi in campo nella sfida più importante della stagione. La Roma ha appena perso 5-2 dopo i calci di rigore la finale di Europa League, al termine di una vera e propria maratona contro il Siviglia, fatta di 146 minuti giocati tra tempi regolamentari e supplementari finiti 1-1, tutti prolungati con recuperi infiniti decisi dal direttore di gara. La partita più lunga di sempre consegnata alla storia.

L’impresa s’è fermata su quella traversa colpita dalla capocciata di Smalling proprio un attimo prima di lasciare ai rigori la scelta della squadra vincitrice. Ma s’è fermata anche su una sfortunata deviazione di Mancini nella propria porta nel momento in cui la Roma aveva calato di intensità, tirando il fiato dopo un ottimo primo tempo chiuso in vantaggio grazie a Dybala, in una ripresa iniziata sotto la pressione avversaria alla ricerca del pari. E anche su diverse scelte arbitrali, quelle dell’inglese Taylor, perlomeno discutibili, tra rigori non concessi e possibili cartellini rossi non sventolati agli spagnoli. Che la lotteria dei rigori non avrebbe lasciato scampo, i romanisti lo sapevano già, avendone vissute abbastanza e non avendo dimenticato mai la notte dell’Olimpico di quasi 40 anni fa contro il Liverpool nella finale di Coppa Campioni.

 

La Roma nella storia ci è entrata comunque, due finali europee di fila mai le aveva vissute, dopo la vittoria in Conference League del 2022, la finale di Budapest sembrava fattibile per i giallorossi. Che con i minuti che passavano si convincevano sempre di più di potercela fare. Perché ci si metteva anche la storia, con il gol di Dybala su assist di Mancini arrivato al 35′ del primo tempo, quasi come a Tirana per il decisivo gol di Zaniolo segnato al 31′ e sempre su imbeccata dello stesso Mancini. In quei minuti la Roma sembrava aver vendicato la disfatta del 1991, quando le finali si giocavano ancora tra andata e ritorno, quando la squadra giallorossa fu battuta in Coppa Uefa, l’antenata dell’Europa League, anche lì in modo beffardo proprio da quell’Inter che anni dopo avrebbe accolto Mourinho. E poi, romanticamente, ci si stava per mettere anche la sede della finale europea, quella Budapest conquistata nel I secolo a.C. dai romani, ai danni dei Celti. Ma poi sono arrivati sfortuna, errori (gli ultimi quelli di Mancini e Ibanez dal dischetto), la stanchezza di una squadra che per una stagione ha combattuto tra mille difficoltà, arrivata alla partita delle partite con le mani sui fianchi e la lingua di fuori. E la storia questa volta, a fine partita, per la Roma è un “silenzio duro da masticare”, come canta il romanista De Gregori, davanti alla gioia degli spagnoli che quella coppa se la portano a casa per la settima volta, ma forse in questa serata neanche loro sanno come.

Foto dal profilo Facebook As Roma