11 Luglio 2021 - 15:28
Paolo Seganti massacrato al Parco delle Valli perché gay: da 16 anni ancora nessun colpevole
di Valerio Valeri
La notte tra l’11 e il 12 luglio 2005 avviene uno degli omicidi più orrendi della recente storia di Montesacro. Un omicidio, a distanza di 16 anni, ancora irrisolto. Ne è vittima Paolo Seganti, all’epoca 38enne, residente a Conca d’Oro, omosessuale dichiarato e cattolico.
La sera in cui ha trovato una morte violenta si era recato, come di consueto, ad innaffiare le piante di cui si prendeva cura al Parco delle Valli, al tempo per lo più abbandonato e luogo di ritrovo notturno di sbandati, tossicodipendenti, senza dimora. Paolo parcheggia il motorino davanti all’ingresso di via val d’Ala, lascia il portafoglio sul sedile dello scooter ed entra solo con l’annaffiatoio. Sono le 22.30 circa.
Dopo un po’, alcuni residenti dei palazzi di fronte al parco sentono delle urla: “Fermatevi! Fermatevi!”, poi più nulla. Qualcuno chiama le forze dell’ordine, che arrivano ma non entrano nel parco avvolto dal buio e silenzioso. Se ne vanno. Si sentono ancora urla, secondo le testimonianze di chi quella notte aveva le finestre aperte per il caldo, qualcuno racconta anche di aver visto una persona con una maglietta bianca barcollare nei pressi della recinzione e poi tornare indietro: probabilmente era Paolo, ferito ma ancora vivo, che cercando di fuggire ha trovato l’ostacolo della rete ed è stato raggiunto dai suoi assassini. Assassini, sì, perché dato l’accanimento sul corpo e il numero di armi ritrovate (un coltello col manico in legno e un bastone) è quasi certo che fossero almeno due.
La mattina dopo, intorno alle 7, una signora trova il cadavere di un ragazzo a pochi metri dall’ingresso di via Val d’Ala, massacrato di botte e con diverse coltellate all’inguine e sui glutei. La testa è sfondata, il naso quasi staccato.
La furia che si è abbattuta su Seganti è cieca: venti coltellate e colpi fortissimi, per uccidere. Paolo, inoltre, è stato fatto spogliare. Esclusa la rapina o la lite finita male. Escluso anche l’incontro sessuale degenerato in omicidio. L’omicidio di Paolo Seganti è stato di matrice omofoba, chi l’ha ammazzato lo conosceva, conosceva la sua natura, conosceva le sue abitudini e l’ha aspettato al buio del parco per ucciderlo.
Oggi all’interno del parco delle Valli c‘è una targa che lo ricorda, perché le istituzioni locali e cittadine a due anni dal fatto decisero di intitolargli un piazzale interno all’area verde. Targa che in passato è stata danneggiata e fortunatamente rimessa al suo posto. Non sono però al loro posto gli assassini di Seganti, che da 16 anni vivono liberi chissà dove. Forse nello stesso quartiere in cui il ragazzo ha trovato la morte.