23 Dicembre 2021 - 11:12 . Cronaca
Le telecamere cinesi a Roma e i dubbi sulla sicurezza: il caso a Report
“Il ritorno del dragone”. Con questo titolo, Sigfrido Ranucci e la sua squadra hanno realizzato e mandato in onda nell’ultima puntata di Report su Rai 3, un’inchiesta che riguarda la selva di telecamere “made in China” che si trovano ormai dislocate su tutto il territorio italiano. In particolare, il focus sulle telecamere a marchio Hikvision ha evidenziato problematiche relative alla sicurezza per quanto riguarda l’aeroporto di Fiumicino.
Il movimento dei passeggeri sulle scale mobili, l’approdo alle aree di sbarco e di imbarco, in quello che è il maggiore aeroporto italiano, si svolgono sotto lo sguardo cibernetico delle telecamere cinesi. Una problematica, quella sottolineata da Report, che per quanto riguarda la situazione romana era già stata delineata su questo sito, il 13 novembre scorso, da un’analisi di un esperto in materia di sicurezza come Vincenzo Fenili, ex agente sotto copertura che, con lo pseudonimo di Kasper, ha scritto, insieme a Luigi Carletti, il romanzo-verità “Supernotes”, edito da Mondadori nel 2014.
“Il Comune di Roma, un po’ come tutta l’utenza di settore, utilizza perlopiù prodotti cinesi – scriveva Fenili – Le piattaforme tecnologiche e le videocamere che osservano i romani sono principalmente prodotte dalla ZTE di Shenzhen (leader nel 5G e nel GSM) e dalla D-Link di Taipei. Come se non bastasse, altre 1000 telecamere Hikvision sono state acquistate dal nostro ministero della Giustizia nel 2017 e sorvegliano tutti i centri dove sono conservati dati estremamente sensibili tra cui quelli provenienti dalle sale intercettazioni. Affidarsi a “occhi cinesi” – sottolineava Vincenzo Fenili – è probabilmente la conseguenza di un processo in cui sono stati valutati aspetti di efficienza tecnologica e convenienza economica, ma le tre aziende di cui sopra sono state bandite dal governo Usa sin dai tempi dell’amministrazione Obama in quanto c’è la possibilità che tutto quello che viene gestito da queste tre piattaforme possa essere penetrato dai servizi cinesi. Ora – scriveva Fenili – io credo fermamente che tutta questa strabiliante tecnologia rischi di essere più parte di un enorme problema che non la soluzione al tema della polizia di prevenzione. Avere affidato ad aziende straniere, in questo caso cinesi, la videosorveglianza di Roma (e probabilmente di altre città italiane) vuol dire nel migliore dei casi avere affidato alle loro piattaforme tecnologiche Exabyte dati che – al di là degli accordi stipulati, magari rigorosi – non sappiamo come verranno gestiti”.
L’inchiesta di Report ha aggiunto alcuni particolari: “Ognuna delle 140 telecamere Hikvision presenti nello scalo di Fiumicino – hanno detto gli autori Giuliano Valesini e Corrado Cicolella – inviava quattro richieste di apertura di una connessione verso l’esterno. Undicimila a telecamera ogni ora. Più di un milione e mezzo in totale. Un traffico enorme da bloccare che stava mettendo in difficoltà il sistema di sicurezza dell’aeroporto. Il sospetto è che la rete di telecamere possa essere usata come una botnet per attacchi informatici”.
Adr aeroporti di Roma ha scritto a Report, dicendo che “rispetta da sempre tutte le norme e regolamenti in materia di security e assicura le massime tutele previste dalla regolazione di settore in materia di gestione e tutela dei dati, utilizzando delle telecamere, scrivono, di sicurezza che rispettano i requisiti dettati dalla normativa e dagli Enti di riferimento”.
Ma il problema non è certo Adr. La preoccupazione evidenziata da Vincenzo Fenili e da Report riguarda la possibilità che quegli “occhi cinesi” puntati su siti sensibili come l’aeroporto di Fiumicino, finiscano per inviare dati sensibili verso i server dei servizi segreti cinesi: “In Gran Bretagna dove il ministero della Difesa ha un dipartimento ad hoc che si occupa di installare le telecamere e nei luoghi sensibili – ha sottolineato Sigfrido Ranucci – hanno deciso di non installare telecamere Hikvision. Sono corsi ai ripari anche gli Stati Uniti e dal 2020 vietano praticamente di installare telecamere per quello che riguarda tutti i luoghi federali senza un’autorizzazione del ministero della Difesa nazionale. E hanno vietato l’installazione nei luoghi sensibili delle telecamere Dahua, Huawei e appunto Hikvision”.
Cosa accadrà adesso, dopo queste rivelazioni? E a Roma, in particolare, dove le telecamere cinesi, come aveva scritto Fenili il 13 novembre su RomaH24, hanno una densità pari a due telecamere ogni mille abitanti.