30 Settembre 2021 - 16:32 . Cronaca
Elezioni, 5 domande sul futuro di Roma. Canitano (Potere al Popolo): “No al decentramento, aumenta le disuguaglianze”
No al decentramento amministrativo, sì al rafforzamento dell’autorità centrale per migliorare i rapporti tra Comune e Municipi. Elisabetta Canitano, candidata sindaca di Roma di Potere al popolo alle elezioni del 3 e 4 ottobre, spiega la sua visione della città del futuro rispondendo a cinque domande.
RIFIUTI
La situazione dei rifiuti a Roma è critica. Cosa dovrebbe fare il futuro sindaco per cercare di risolvere questa emergenza?
“Senza il rafforzamento della raccolta differenziata e l’implementazione su larga scala del porta a porta non c’è cambio di rotta possibile. Per fare questo servono assunzioni e un’organizzazione coerente della raccolta e dello smaltimento, a guida rigorosamente pubblica. Il compromesso con i privati che gestiscono discariche e impianti è stato costosissimo, da un punto di visto economico, ambientale e socio-sanitario. Potere al Popolo ritiene che le mega-discariche non siano la soluzione, così come rigetta ogni ipotesi di nuovi termovalorizzatori o impianti a biogas. Al contrario, porta nel proprio programma la creazione di impianti per il riciclo di prossimità, evitando così di trasformare un qualsiasi territorio nella “discarica della città”.
TRASPORTI
A Roma il trasporto pubblico presenta numerose criticità. Per dirne una: le stazioni della metro di Castro Pretorio e Policlinico sono chiuse da quasi un anno. È possibile migliorare la situazione dei trasporti, favorendo forme di mobilità più sostenibili dell’auto?
“Certo, e noi alle fermate Castro Pretorio e Policlinico abbiamo realizzato due conferenze stampa proprio per questo. Oggi ci sono autobus che fanno percorsi tortuosi e lunghissimi per poter dire di arrivare nei quartieri della periferia, senza però che sia garantito il servizio in maniera omogenea. Ecco il frutto della privatizzazione da parte di Atac del 50% dei chilometri effettuati dalle tratte di periferie, una sciagura che va revocata immediatamente. Atac deve diventare un’azienda speciale, forma prevista dalla legge, gestita direttamente dal Comune. Inoltre, la municipalizzata, il cui bilancio non è approvato da ben tre anni, avrebbe bisogno di meno dirigenti costosi e più autisti e mezzi, nonché riportare all’interno del perimetro aziendale la manutenzione e servizi, oggi appaltati ai privati. Riportare i servizi in house è meno costoso e più efficiente che portarli fuori, lo sanno tutti, ma fino a oggi hanno fatto esattamente il contrario”.
CULTURA
Il Covid ha colpito duramente i luoghi della cultura: molti cinema e teatri della nostra città sono in crisi, alcuni hanno scelto di non riaprire. A Roma, inoltre, si stima che in dieci anni abbiano chiuso almeno 223 librerie. Come si può aiutare la cultura a ripartire?
“Questo è una questione molto complessa perché crediamo che il problema sia che sono 50 anni che questo mondo tratta la cultura come un fatto meramente economico, come una serie di operatori che devono realizzare tassi di profitto adeguati ai loro investimenti, altrimenti niente più ‘offerta culturale’. Questa noi crediamo sia la negazione esatta della cultura stessa, da cui deriva un restringimento sempre maggiore delle opportunità sociali legati agli eventi culturali. Nell’esempio, la conseguenza è che le librerie chiudono perché si vendono meno libri, e si domandano meno libri perché c’è meno interesse a quella forma di esperienza, dovuta soprattutto a un arretramento della qualità del servizio di formazione delle nostre scuole. Se si aggiunge, questo sì da un punto di vista economico, che la trasformazione del sistema di distribuzione ha completamente disarcionato il commercio di prossimità, prima con i centri commerciali e ora con le consegne a domicilio, il quadro è presto fatto. La cultura deve tornare a essere “cosa pubblica’, finanziata se necessario dalle amministrazioni centrali, ma per porsi al servizio dell’innalzamento del livello di coscienza e comprensione del mondo e delle diversità eco-socio-culturali, non può essere lasciata alla legge della domanda e dell’offerta”.
TURISMO
La pandemia ha portato anche a una notevole riduzione del turismo, mettendo in crisi ristoranti, hotel e musei. Eppure il patrimonio storico-artistico è una delle maggiori ricchezze di Roma: come si può rilanciarlo?
“La questione, oltre che il rilancio del turismo, è a beneficio di chi deve far avvenire questo rilancio. Diciamolo francamente, nelle grandi città il turismo è diventato una risorsa per pochi e un disagio per molti, con un enorme livello di appropriazione privata degli introiti, di cui l’insieme della città non beneficia affatto. Tutti gli studi ammettono che gran parte di quello che spendono i turisti a Roma è nello shopping o nella ristorazione, dove si genera lavoro precario, mentre la spesa per musei e aree archeologiche è irrisoria rispetto al resto. Ciò significa che il turismo coinvolge solo una parte ristretta della città e i suoi benefici non vengono redistribuiti agli abitanti tagliati fuori da questo circuito, quando non sono espulsi dal proprio territorio, a causa dell’aumento del costo della vita, se questo diventa appetibile per i flussi turistici. Non a caso, da tempo Potere al Popolo propone una prima misura simbolo: che la tassa di soggiorno diventi una tassa di scopo per gli investimenti e i servizi nelle periferie. Sono circa 130 milioni di euro l’anno nell’ultima stagione pre-Covid. In secondo luogo, sarebbe ora che la ricezione turistica a Roma venisse sottratta alle multinazionali e gestita direttamente da un portale del Comune dedicato”.
DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO
Roma è divisa in 15 Municipi che per estensione e densità abitativa rappresentano delle vere e proprie città. Spesso i minisindaci hanno lamentato di non riuscire a gestire i problemi dei propri territori a causa di competenze ridotte e le risorse scarse. Come dovrebbe cambiare il rapporto tra Comune e amministrazioni territoriali?
“Roma è una città profondamente disuguale, con aree periferiche che fanno registrare tassi di reddito, istruzione, occupazione, abbandono scolastico, qualità della vita ecc. completamente opposti, in negativo s’intende, rispetto ai quartieri centrali o più benestanti. Questo è il problema da risolvere e la forma amministrativa dev’essere adeguata a questa sfida. In questo contesto, il decentramento amministrativo andrebbe solo ad acuire le diseguaglianze già presenti, come a livello nazionale sappiamo bene dagli effetti provocati dalla riforma del Titolo V della Costituzione o dagli studi di previsione sull’Autonomia differenziata, perché metterebbe i municipi in competizione tra loro, finendo per favorire quelli più attrezzati e fallendo perciò nell’obiettivo della riduzione delle disparità. A differenze di tutte le forze politiche che si schierano, all’unisono, per una maggiore autonomia dei municipi, noi crediamo che solo una visione complessiva di città possa rendere possibile il livellamento delle condizioni di vita dell’intero territorio romano, aiutando le periferie a uscire fuori dall’abbandono in cui sono state relegate dalle precedenti amministrazioni, e questa visione non può che partire dal Campidoglio”.
RomaH24 ha proposto a tutte le liste candidate in consiglio comunale di presentare la propria idea di Capitale del futuro rispondendo a cinque domande su rifiuti, trasporti, cultura, turismo e decentramento. La redazione pubblicherà le risposte di tutte le liste che vorranno aderire all’iniziativa.