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La Roma ebraica festeggia l’anno 5782. Della Rocca: “Tutto sul nostro Capodanno”
di Giulia ArgentiUn Capodanno che dura 48 ore: inizia al tramonto del 6 settembre e finisce allo spuntare delle prime stelle di mercoledì 8 settembre. In cui si sta con la famiglia, si riflette sulle proprie azioni e si gustano cibi dolcissimi, come si spera sia l’anno che sta per cominciare. Comincia lunedì sera alle 19.17 Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico. Una festività che a Roma viene celebrata sin dai tempi di Augusto e di Nerone. Ancora oggi, stando ai dati ufficiali dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), sono circa 30mila gli ebrei in Italia, di cui almeno la metà vive nella Capitale. “Siamo la più antica comunità della diaspora occidentale” ci tiene a sottolineare Ruben Della Rocca, vicepresidente della Comunità ebraica di Roma. A lui abbiamo chiesto di spiegarci quali sono le peculiarità di questa festività che riguarda una comunità che nella storia della Capitale ha scritto pagine importanti e drammatiche, impresse per sempre nella memoria collettiva.
Partiamo dall’inizio, in che anno si entrerà dopo il tramonto?
“Questa sera, secondo il calendario lunare ebraico, su cui ci basiamo, comincerà l’anno 5782. Iniziamo a contare gli anni dalla creazione del mondo, per noi il testo di riferimento è l’Antico Testamento”.
Quali sono le peculiarità di questa festa?
“Ha un carattere e un’atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel Capodanno ‘civile’ in Italia. Infatti è considerato un momento di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. Non a caso, è il giorno in cui il Signore ci giudicherà per le azioni compiute nell’anno che si è appena concluso. Con Rosh Hashanà, inoltre, incomincia il periodo dei dieci giorni penitenziali”.
Di cosa si tratta?
“I dieci giorni del pentimento, che iniziano col Capodanno, si concludono con Yom Kippùr, che tradotto vuol dire il giorno dell’espiazione, il più importante di tutta la liturgia, in quanto è il momento in cui chiediamo al Signore di perdonarci per i nostri peccati. Cinque giorni dopo, il 20 settembre, si celebra, invece, la festa delle capanne, che chiamiamo Sukkoth e che ricorda il periodo delle peregrinazioni degli ebrei nel deserto, riparati dentro delle capanne, da qui il nome. Con questa festa si conclude il trittico liturgico partito con il Capodanno”.
Come festeggerete?
“Sarà un momento di raccoglimento, ma anche un’occasione per stare insieme ai propri cari. Da stasera e per due giorni le nostre attività si fermano, non si lavora e i negozi restano chiusi. Si va nelle sinagoghe ad ascoltare il suono dello Shofar, il corno di montone, simbolo del richiamo all’uomo verso il Signore. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l’episodio biblico del sacrificio di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. E poi, la sera, ci si riunisce tutti intorno al tavolo di famiglia con i propri cari e si mangiano cibi dolci”.
A che si deve questa scelta culinaria?
“In segno di buon auspicio: si spera che l’anno che sta per cominciare sia dolce come il cibo che si sta gustando. Per questo evitiamo cibi troppo saporiti e piccanti. Una particolarità: a Roma evitiamo anche di usare il limone”.
Quali sono le altre peculiarità di questa festa nella Capitale?
“La Comunità ebraica di Roma può vantare una tradizione culinaria multietnica, arricchita anche dalle influenze degli ebrei tripolini, arrivati a Roma dopo essere stati cacciati dalla Libia di Gheddafi nel 1969. Nelle tavole degli ebrei della Capitale, in occasione di questa festa, non possono mancare le mele, che rendiamo ancora più dolci intingendole nel miele, e le triglie con l’uvetta, simbolo di ricchezza e abbondanza, in quanto richiamano il mare, che è ricco di pesci”.
Anche il simbolo della festa è un frutto, un melograno. Perché questa scelta?
“Per le sue caratteristiche: il melograno è un frutto dolce e pieno di chicchi. Un simbolo di abbondanza, festa e serenità. Tutti elementi che speriamo possano fare parte dell’anno che sta per iniziare”.