25 Maggio 2023 - 10:46 . Cronaca
Maxi frode informatica, la polizia arresta sei persone nell’operazione “Ghost Money”
La polizia di Stato ha eseguito sei misure di custodia cautelare, cinque tra Roma e provincia e una in Torino, in esecuzione di una ordinanza emessa dal Gip di Roma, per i reati di frode informatica, furto di identità digitale, riciclaggio e auto riciclaggio, per falso in atto pubblico e falsità materiale.
Le indagini della polizia postale del Lazio hanno consentito di individuare un sodalizio criminoso composto da nove soggetti, operante sul territorio romano, dedito alla consumazione di frodi informatiche ai danni di istituti finanziari mediante la creazione di false identità virtuali e la conseguente opera di riciclaggio di ingenti somme.
La lunga e complessa attività di indagine durata due anni è iniziata investigando su una serie di episodi criminosi riferibili alla frode nota come “sim swap”: i criminali subentrano nell’uso delle sim telefoniche delle vittime, si impossessano dei codici dispositivi dell’home banking inviati alle utenze telefoniche e le utilizzano per svuotare i conti correnti delle vittime.
Le perquisizioni a carico degli indagati, con l’esecuzione di una prima ordinanza di custodia cautelare, e l’analisi dei dispositivi sequestrati hanno consentito agli investigatori di ricostruire un ben più complesso sistema di frodi informatiche in danno di istituti di credito, uno dei quali colpito con un danno economico di circa 2.900.000 euro. Sui conti correnti riferibili al gruppo criminale sono transitate somme di denaro provento del reato per poi essere incassate o trasferite su conti correnti nelle disponibilità dei complici, in molti casi con rimesse di denaro all’estero, per la condivisione dei proventi delittuosi.
L’organizzazione ha costituito società intestate a soggetti compiacenti intestando alle stesse conti correnti bancari e postali, spesso utilizzando schede sim telefoniche fittiziamente intestate a terzi estranei ai fatti, per accedere ai servizi di home banking. Non appena ricevuta la disponibilità della somma, e prima che l’istituto di credito potesse verificare la non genuinità della documentazione depositata, i criminali si affrettavano a bonificare i fondi su conti correnti intestati ad altre società realizzate ad hoc per il perfezionamento della frode e il successivo trasferimento dei proventi illeciti su conti esteri.
Tra questi conti esteri, il conto svizzero intestato a una società estera operante nella compravendita di materiale sanitario, di cui risulta essere presidente uno dei principali indagati, sul cui conto corrente, l‘organizzazione criminale ha riciclato circa 700.000 euro in attività finanziarie per l’acquisto di beni immobili.