11 Luglio 2021 - 7:38 . Cronaca
Morte Maddalena Urbani, accusato di omicidio l’uomo che la ospitò a Roma
Accusato di omicidio il pusher di origine siriana che ospitò di Maddalena Urbani, la ragazza di 21 anni trovata morta in un’abitazione il 21 marzo 2021. Il decesso era stato ricollegato a un probabile abuso di oppiacei.
L’appartamento, che si presentava in condizioni fatiscenti e con la presenza di numerosi blister di psicofarmaci, era occupato dal cittadino siriano R.A., di anni 64, che si trovava agli arresti domiciliari per spaccio di sostanze stupefacenti. Dopo il primo intervento della sezione Volanti, gli agenti della squadra mobile hanno effettuato un accurato sopralluogo all’interno dell’appartamento, anche con personale del Gabinetto interregionale di polizia scientifica, durante il quale sono state rinvenute e sequestrate alcune dosi di eroina, metadone e un mix di psicofarmaci, il tutto a riprova che il siriano, nonostante la misura restrittiva, continuava il suo spaccio di droga.
L’uomo è stato arrestato. Il telefono della ragazza è stato sequestrato: all’interno, infatti, gli agenti hanno scoperto una chat con un contatto rinominato ‘Zio Cassi’, risultato poi essere il siriano tratto in arresto, segno di una diretta e pregressa conoscenza fra i due.
Le indagini sono partite dalla testimonianza di una ragazza, unica testimone, che aveva chiamato il 118. La giovane ha raccontato di essere partita con Maddalena da Perugia, per andare a Roma, nel pomeriggio del 26 marzo. Stando a quanto raccontato dall’amica, Maddalena avrebbe chiamato uno “zio” che le avrebbe fornito indicazioni per arrivare in zona San Giovanni, dove, dopo aver incontrato un ragazzo, probabilmente avrebbe acquistato stupefacenti.
Secondo la testimonianza dell’amica, nello stesso pomeriggio Maddalena si era però sentita male a causa del troppo alcool ingerito, ma una volta giunta nell’abitazione dell’amico si era leggermente ripresa. Aveva dormito tutta la notte e l’amica si era assicurata che stesse bene. La mattina del 27 la testimone, rientrata in casa dopo essere uscita a fare la spesa, ha capito che Maddalena non respirava più e ha chiamato i soccorsi.
L’analisi dei tabulati delle utenze in uso al siriano e le dichiarazioni dallo stesso rese al pm, titolare del procedimento, hanno consentito di individuare due persone, un romeno e un italiano, conoscenti del siriano, chiamate nella notte tra il 26 e 27 marzo per soccorrere la Urbani. In una successiva verbalizzazione l’amica testimone aveva riferito della presenza di un uomo, un amico medico del siriano, che si era allontanato dalla casa intorno alle 13 del 27 marzo, dopo aver fatto una puntura di adrenalina alla Urbani, precisando, in un terzo verbale, che tale uomo aveva suggerito di riferire ai soccorritori che si trattava di una overdose da oppiacei.
Si tratta di un uomo italiano, con passati di tossicodipendenza che aveva sostenuto alcuni esami di medicina. Una volta rintracciato dagli investigatori, il giovane ha ammesso di aver effettuato una iniezione di naloxone, giudicata però ininfluente dal medico legale nelle cause di decesso. Attraverso le dichiarazioni dell’altro soggetto intervenuto, di nazionalità rumena, rintracciato dalla Squadra Mobile, si appurava che lo stesso era stato chiamato nella tarda serata in quanto Maddalena si era sentita male: in quella occasione aveva praticato alla giovane un massaggio cardiaco suggerendo di chiamare i soccorsi qualora la ragazza fosse peggiorata.
A seguito di tale ricostruzione, su richiesta del sostituto procuratore Paolo Pollidori e del procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, il locale gip ha emesso a carico di R.A. un’ordinanza cautelare in carcere per omicidio, ravvisando in particolare il dolo eventuale da parte dello straniero, consistente nell’aver accettato di non chiamare direttamente i soccorsi, facendo intervenire delle persone non qualificate che avevano cercato, senza alcun esito, di salvare la Urbani dal mix di droghe e psicofarmaci ingeriti. Per quanto riguarda la posizione dell’amica di Maddalena Urbani, il gip ha ravvisato un atteggiamento meramente passivo da parte della ragazza che però non risulta aver assunto un’autonoma posizione di garanzia.
L’ordinanza è stata eseguita stamattina dalla squadra mobile che ha notificato il provvedimento presso la casa circondariale ‘Regina Coeli’, dove il soggetto risulta ancora detenuto dal 27 marzo scorso quando era stato arrestato per lo spaccio di eroina.