13 Maggio 2022 - 9:37 . Cultura
“Roma, città della parola”, nuovo libro di Maurizio Bettini sulla trasmissione orale
di Daniele Magrini
Chi, leggendo il titolo del nuovo libro di Maurizio Bettini, antropologo classico e docente universitario, “Roma, città della parola” (Einaudi), fosse indotto a pensare ad un nuovo studio sul potere dell’oratoria classica romana, sarebbe fuori strada. Il lavoro di Bettini, che ha il potere di saper raccontare anche ai non addetti ai lavori cose affascinanti troppo spesso limitate agli specialisti, è invece uno straordinario viaggio intorno alla parola, al ruolo dell’oralità all’interno della società romana
Il libro, in realtà fin dalla copertina, suggerisce una traccia esplicativa per addentrarsi nella lettura: il lobo dell’orecchio che viene stretto da due dita ha il significato di richiamare attenzione a ciò che si ascolta, appunto alla parola. E farlo con l’intento di far ricordare, di tramandare, perché, come diceva Plinio il Vecchio, “la memoria dell’uomo risiede nell’orecchio”. Quell’immagine in copertina è un po’ come tirare le orecchie per attivare quel meccanismo della memoria senza il quale ogni futuro è arido e senza storia.
Gli antichi romani sono consapevoli del fatto che i costumi, le norme, i rituali, il ricordo del passato si tramandano (e si ricostruiscono) per via orale: “I Mores, cioè i costumi, le consuetudini, le regole del vivere a Roma – dice Maurizio Bettini – non stavano scritti da nessuna parte. Erano però conosciuti, diffusi e trasmessi grazie alla parola. E anche le Dodici Tavole, che ne sarebbero un’evoluzione scritta, non erano conosciute come un messaggio scritto ma per il loro significato espresso dalla parola, amplificato dalla tradizione orale. Lo stesso destino, a Roma, era indicato come fatum, cioè parola detta. Così era stato detto, magari da una divinità o da un antenato, e così sarebbe accaduto”.
Ma non c’era il rischio di perdersi in questo fiume di parole, di perdere l’autorevolezza dell’atto scritto, seppure declamato? “Tutt’altro – dice Bettini – l’autorità stava proprio nella parola, un evento sonoro a Roma caratterizzato da una grande armonia fonica che avvolgeva gli enunciati della produzione poetica, religiosa e giuridica di Roma arcaica. Proprio «armonie foniche» – conclude Maurizio Bettini – è del resto la definizione del grande Ferdinand de Saussure, che fu tra i primi ad appassionarsene”.