27 Gennaio 2020 - 14:55 . Flaminio-Parioli . Cronaca
Shoah, questi sono i luoghi della memoria al Flaminio e ai Parioli
Decine di pietre d’inciampo, e poi targhe e vie intitolate ai personaggi della Resistenza e i deportati della Shoah. Nina Quarenghi, esperta di storia della Resistenza, spiega a Romah24 quali sono i luoghi della memoria nel quartiere: “Ci sono moltissime pietre d’inciampo posate negli ultimi anni in memoria di chi non ha ricevuto una sepoltura perché è stato deportato ad Auschwitz, oppure perché è stato giustiziato alle Fosse Ardeatine“. La docente, che collabora con l’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, racconta nella Giornata Internazionale della Memoria: “La posatura delle pietre è un lavoro che ha avviato l’associazione “Arte in Memoria” nel 2010 in collaborazione con l’artista tedesco Gunter Demnig. La mappa dei punti dove trovare i sampietrini è mostrata sul sito dell’associazione“.
La tragedia che si ricorda oggi 27 gennaio è avvenuta nella capitale il 16 ottobre 1943, quando i nazisti hanno compiuto il rastrellamento. I sampietrini d’ottone in memoria dei deportati dalla follia nazista sono presenti di fronte a molti edifici della via Flaminia: al numero civico 21 ricordano la famiglia Levi deportata insieme ai coniugi Della Seta, al numero civico 171 abitavano la famiglia Romanelli, uccisa al campo di concentramento e al 215 è stata posta memoria di Anita di Capua e del marito Leone. Sono molti coloro che furono strappati dalle loro case dalla furia nazista anche nelle vie limitrofe: via Omero, via Lima, via Livorno e via Padova.
In questo gennaio 2020 sono state posate le pietre del martire della Resistenza Renato Villoresi al civico 5 di via Gianturco, al numero 395 di Via Flaminia in memoria di Edoardo Ricchetti ed Adele Elvira Sacerdoti e, al civico 16 della stessa via sono state poste in ricordo di Elena Camerino e Riccardo Guido Luzzatto.
Quarenghi aggiunge: “I luoghi della memoria sono indicati, oltre che dalle pietre d’inciampo, anche dalla toponomastica della città, dai nomi delle vie, dalle lapidi situate all’esterno degli edifici. Ad esempio esiste viale Bruno Buozzi, intitolata al socialista e sindacalista martire della Resistenza trucidato dalle SS nel 1944, ma esistono anche le lapidi poste sulle mura esterne delle abitazioni o le targhe che è possibile trovare entrando all’interno di alcuni edifici del quartiere. Come nella Chiesa di Santa Croce, in via Guido Reni, 2, che, oltre ad essere un edificio sacro, nasconde la coraggiosa storia di Don Emilio Recchia e del suo vicario padre Alberto Tambalo. Don Emilio Recchia salvò la vita a cento ebrei nascondendoli durante l’occupazione tedesca. “Tutti luoghi che è possibile visitare per ricordare i defunti senza lapide dell’eccidio nazista” – chiosa la docente.