19 Gennaio 2020 - 16:25 . Flaminio . Personaggi

Flaminio, i nipoti di due caduti della Shoah: “Qui ricordiamo e piangiamo”

Le pietre dedicate a Ricchetti e Sacerdoti
Le pietre dedicate a Ricchetti e Sacerdoti

“Ricordare è l’unica cosa che si può fare non avendo una tomba sulla quale piangere”, sono le parole di Maria Gabriella Ortolani, nipote di Edoardo Ricchetti ed Elvira Sacerdoti, le cui pietre d’inciampo sono state poste al numero civico 395 di via Flaminia il 14 gennaio.

I due coniugi, abitavano in un appartamento del palazzo, ma non hanno sentito gli agenti nazisti arrivare quella notte del 16 ottobre 1943. Sono stati presi e portati via: “Abbiamo raccolto molte informazioni, fatto molte ricerche per permettere la posatura delle pietre in loro memoria” spiega Maria: ”Durante le ricerche sono venuta a sapere che la povera nonna è mancata sul treno che la portava, non è proprio arrivata ad Auschwitz”.

E aggiunge: ”Mio nonno lavorava come giornalista, ma non aveva mai dato fastidio a nessuno. Entrambe avevano oltre i settant’anni”.

Affiancata dalla figlia Rossella, pronipote di Edoardo ed Elvira, Maria racconta: ”Le SS volevano prendere e portare via anche mia cugina, ma lei è stata fortunata. L’ha salvata un interprete che l’ha difesa dicendo che i genitori erano italiani. Mia cugina aveva quindici anni quando è successo, è uscita dal colloquio in stato di shock, non riusciva a tornare a casa”.

Ilaria Gatti dell’associazione Arte in Memoria spiega: ”La nostra iniziativa, nata per merito dell’artista tedesco Gunter Demnig, ha la caratteristica essere di impatto, ma senza volume” continua: “è importante capire che senza questa iniziativa non ci sarebbero tracce delle persone scomparse, infatti è difficile trovare immagini, i deportati ad Auschwitz senza questo tipo di lavoro rischiano di scomparire dalla memoria collettiva”.

Maria Gabriella Sofis, ha partecipato come condomine del numero civico 395: “È un’iniziativa di grande importanza per tutti”.

L’Anpi della sezione Musu e Regard era presente all’evento. Carlo Caponi, il portavoce ha commentato: “L’Anpi ha il compito di conservare la memoria. Mentre il tempo passa, dobbiamo prendere noi il testimone di ciò che è successo e passarlo ai giovani”.