19 Agosto 2020 - 18:32 . Parioli . Cronaca
Piper, l’allarme di Bornigia: “Discoteche penalizzate, così rischiamo di non riaprire più”
di Daniele Petroselli
“Al momento il futuro è incerto, rischiamo di non riaprire più”. Giancarlo Bornigia, senior executive partner della Salario 2015 Srl che gestisce il Piper, lancia l’allarme sul futuro della discoteca per eccellenza della Capitale, chiusa ormai da marzo a causa dell’emergenza Covid-19.
L’ultimo decreto governativo ha sancito, pochi giorni fa, la chiusura anche delle discoteche all’aperto, almeno fino agli inizi di settembre. Una decisione presa dopo l’aumento dei contagi in tutta Italia. Così però c’è il rischio che un locale storico come il Piper, nato il 17 febbraio del 1965 in via Tagliamento, che ha lanciato tanti talenti come Patty Pravo e che ha ospitato nomi importanti della musica internazionale come Pink Floyd, Nirvana e David Bowie, rimanga chiuso a tempo indeterminato.
“C’è un’enorme incertezza – ammette Bornigia -. Mi sembra che si sia voluto puntare il dito contro una sola categoria e cercare un capro espiatorio visto l’aumento dei contagi. In realtà trovo questa situazione estremamente ingiusta. Non puoi penalizzare un’intera categoria chiudendo i locali quando gli assembramenti ci sono ovunque, dalle spiagge ai porti. È ripresa, ad esempio, anche l’attività delle navi da crociera: se qui c’è un solo positivo, il virus può propagarsi in tutta la nave”.
Proprio durante il lockdown, il Piper è stato al centro del progetto “Mix Video Show“, di Marco Moreggia, noto Dj e producer musicale. Non un semplice video girato nel locale del nostro quartiere, ma una vera e propria azione artistica per porre l’attenzione su tutti i lavoratori e le lavoratrici del mondo della notte, mettendo in evidenza la situazione di crisi del mondo del clubbing italiano a causa dell’emergenza Coronavirus.
E ora si rischia che questa situazione vada avanti. Ma Bornigia ammette: “Se il governo deve prendere della decisioni, deve farlo in maniera equa. Si è puntato il dito solo su una categoria. Avrei piuttosto preferito che si facessero dei controlli più rigidi in quei pochi locali che sono riusciti ad aprire, perché per il 90% le discoteche sono al chiuso e sono rimaste con le serrande abbassate. Così si mette a rischio la possibilità di una riapertura di un’intera categoria dando la colpa della situazione solo a questa. Dei controlli mirati avrebbero chiuso quelle attività che non rispettavano i protocolli, come giusto che sia”.
“Siamo la categoria che politicamente conta di meno”. E proprio per questo il Silb, l’associazione delle imprese dell’intrattenimento da ballo e spettacolo, ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro il decreto che vieta di ballare e, di fatto, chiude le discoteche. “Così in tanti rischiano di fallire o quantomeno di non riuscire ad adempiere alle nostre obbligazioni. Noi siamo fermi, senza neanche un’ipotesi di riapertura o un piano. Con dei protocolli che non sono attuabili all’interno delle discoteche. L’unico attuabile è quello di indossare la mascherina nella pista da ballo, così l’organo accertatore può verificare immediatamente se si rispetta la legge o meno. Gli assembramenti in discoteca? Come fai a controllare il distanziamento? La riduzione della capienza non ha senso. Se un locale che può ospitare mille persone fai in modo che possa accoglierne solo cento, se quelle si mettono in pista a ballare, non è sempre un assembramento? Ci troviamo a vedere così che vengono prese delle decisioni senza ascoltare gli esperti. E non so perché non viene fatto”.
Intanto però il Piper rimane chiuso. E se la situazione dovesse continuare a peggiorare, chissà ancora per quanto.
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