30 Giugno 2020 - 11:41 . FuoriQuartiere . Cronaca
Su Sky stasera il delitto del detective a Ostiense. Peronaci: “C’è una nuova pista”
Il corpo di un detective privato giace su una banchina della stazione Ostiense. Sono le 17 di domenica 12 febbraio 1995 e Duilio Saggia Civitelli, 52 anni, fondatore della Terminal Investigazioni, è stato appena freddato da un colpo di pistola alla nuca. Il killer si eclissa senza lasciare tracce. Le indagini scattano con 24 ore di ritardo: la convinzione iniziale è che Duilio sia caduto a seguito di un malore.
Gli inquirenti scopriranno in seguito tutte le passioni del detective – per le donne, per il modellismo ferroviario e soprattutto per il suo cane Blu – ma non il nome dell’assassino. E neppure il movente.
Tra i primi ad accorrere sulla scena di un delitto, che sembra perfetto, giunge un giovane giornalista del Corriere della Sera. Si chiama Fabrizio Peronaci. Venticinque anni dopo, oggi, 30 giugno alle ore 22, sarà proprio Peronaci a ripercorrere le tappe de “Il delitto del detective al binario 10”. Lo farà su Crime+Investigation, canale 119 di Sky.
“Mostri senza nome” è il titolo di questa docu-serie sensazionale. La prima puntata è dedicata all’omicidio che dà il titolo al libro di cui Peronaci è autore: “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti” (Typimedia Editore, collana Fattacci di Roma, 13.90 euro). Un volume imperdibile per gli amanti del giallo: l’autore racconta 13 casi irrisolti nei quartieri di Roma, tra il 1990 e il 2000. In libreria e su Amazon.
Peronaci, chi è Duilio Saggia Civitelli?
“Uno squalo della finanza. Un abilissimo venditore di lavatrici che in un decennio diventa miliardario, anticipando il trading in Borsa, azzeccando tutte le mosse durante il boom della finanza allegra degli anni 80. Duilio vive un’esistenza a compartimenti stagni: ha due donne, la moglie e la compagna”.
Cosa rende così particolare questo delitto?
“La scena del delitto – la stazione Ostiense di domenica pomeriggio – è quasi cinematografica. E poi la capacità del killer di fuggire, la molteplicità di piste che farebbe impazzire qualunque squadra investigativa e la vita su più piani di Duilio. È un caso pieno di fascinazioni. Ha tutti gli elementi del giallo”.
La famiglia chiede la riapertura delle indagini. Su quali basi?
Anche il figlio Massimo è un detective privato e ha lavorato su un’ipotesi in particolare: la nevrosi metropolitana. Duilio aveva un rapporto intenso con il suo cane. E per il suo pastore belga avrebbe avuto qualche lite nel quartiere”.
L’uomo della strada, una persona qualunque, ha l’abilità di eseguire il delitto perfetto?
“Questo è un punto da approfondire. La dinamica dell’accaduto fa pensare in effetti a un sicario professionista. Ma sono due gli elementi che fanno propendere per la tesi del figlio. Primo, il killer se la svigna attraverso una via di fuga secondaria. E solo chi abitava nella zona la conosceva. Secondo, l’assassino potrebbe avere usato un’arma rudimentale, silenziandola per l’occasione. Il movente sarebbe quindi l’odio. Chiaramente, è uno scenario che va tutto verificato”.
Quanto influiscono quelle 24 ore di ritardo nella partenza delle indagini?
“Purtroppo, la pigrizia e la miopia iniziali ricorrono spesso nei cold case: un colpo secco di pistola è stato scambiato per una caduta. Pensi che la mattina dopo l’omicidio la famiglia va all’obitorio per preparare i funerali, e scopre solo in quel frangente che la salma è stata sequestrata. Errori e fragilità del sistema investigativo sono spesso decisivi, purtroppo in senso negativo, nelle prime ore delle indagini”.