L’addio ad Antonio Graziani simbolo del quartiere operoso
“Amatrice tornerà in vita. Non sarà più quella di prima, sarà diversa. Ma tornerà in vita. Però non dimenticherò mai quello che ho visto il 24 agosto 2016. Le salme scaricate dai furgoni, prese per le mani, per i piedi. Pareva di stare ad Auschiwtz”.
Mentre papà Angelo risponde al telefono, una bambina gioca e reclama attenzione. È la nipotina di Antonio Graziani, il proprietario – lo storico proprietario – dell’Enoteca Graziani. Via di Santa Costanza, quartiere Trieste-Salario.
Antonio è morto il 24 agosto 2016 nella sua Amatrice, nella casa di via Luigi Spinosi, alle spalle di corso Umberto. È morto nella stessa abitazione dove era nato sessantotto anni prima. “Ricordo tutto di quel giorno drammatico”, dice il figlio Angelo a RomaH24. “Ero in vacanza a Montalto di Castro. Il telefonino di mio padre non prendeva. Non c’era linea. Mia sorella Carla stava soggiornando a San Benedetto del Tronto. Fu la prima a raggiungere Amatrice. Verso le 15.30, finalmente qualcuno rispose al cellulare di mio padre. Era un soccorritore. Mi disse che lo avevano ritrovato. E che dovevo venire per il riconoscimento. Partii immediatamente. Ricordo le auto ammaccate che scendevano da Rieti. Fuggivano. Io ero l’unico a salire verso Amatrice, assieme ai mezzi di soccorso”.
Angelo si ferma. Sospende per un attimo l’intervista. Sospira. Si sforza di ricordare, perché la memoria a volte lacera l’anima. “Portarono il corpo di mio padre al Parco in miniatura. Un carabiniere mi diede i documenti di papà. Poi dovetti fare un secondo riconoscimento nel cuore della notte. Nel frattempo osservavo con dolore il via vai di ambulanze e i cadaveri che venivano ammassati. Dai giardinetti li trasportarono all’opera Don Minozzi, dove avevano allestito un obitorio. Quel 24 agosto 2016 sembrava che il mondo stesse per finire”.
Antonio era davvero uno di noi. Uno del quartiere. “Aprì un vini e oli in via di Santa Costanza nel 1960. All’epoca – spiega Angelo – non si chiamavano enoteche. Papà divenne rapidamente una delle figure più conosciute del Trieste-Salario. Per questo, sia il giorno delle esequie – celebrate nella chiesa di Santa Emerenziana – sia nelle settimane successive, tanta gente ci venne a trovare. Questo dimostra che ciò che di buono si fa in vita, poi resta nel ricordo delle persone”.
La tragedia che ha colpito la famiglia Graziani non ha però fatto venire meno in loro l’amore per Amatrice. “Resta intatto”, dice Angelo, “tanto che noi continuiamo a restare aggiornati su quello che bisognerà fare per la ricostruzione. È chiaro che ci vorrà del tempo. Ma una nuova Amatrice potrà rinascere. Io ne sono convinto”.