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Perché il quartiere boccia la Raggi. Quelle dieci (+1) promesse non mantenute
“Il primo anno capisci. Il secondo, semini. Il terzo, raccogli. Ecco, a due anni e mezzo dal suo insediamento, la Raggi non ha seminato nulla». La presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi, si affida a questa metafora per tracciare un bilancio. Per spiegare cosa (non) è stato fatto dalla giunta 5 Stelle al giro di boa.
Gli undici punti del programma elettorale – dalla mobilità allo sport, dalle politiche sociali alla scuola – contenevano delle visioni. Ma erano oniriche, a detta della Alfonsi. «I 5 Stelle dicono no a tutto. No all’Olimpiade. No ai grandi eventi». Prati è immobile, stanco, depresso. Come Roma tutta. Stando a una ricerca di “Nomisma”, società di analisi sull’economia reale, la Capitale è al 17° posto tra le città che attraggono investimenti. In cima c’è Milano. Poi, c’è Firenze. Persino Padova (16°) e Monza (15°) sono più vivaci di Roma.
Se i 5 Stelle avevano un modello di gestione, per la Alfonsi è sbagliato: «Hanno affidato ai Municipi il patrimonio comunale senza dare loro le giuste risorse, umane e finanziarie. È stato uno scarico di responsabilità mascherato da decentramento». E senza risorse, Roma è rimasta al palo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Prati – porta del Vaticano, porta del centro storico – è ostaggio di topi e gabbiani, che pasteggiano sui cumuli di immondizia ai bordi delle strade. La stampa estera ne prende atto e per Roma, che di turismo vive, è uno stillicidio. Stando a un report di Euromonitor, è scivolata al 15° posto tra le città più visitate al mondo.
Per la Raggi, tutto questo si è tradotto in un crollo del gradimento. Secondo un sondaggio condotto il 9 gennaio da Swg, solo il 50% di chi vota 5 Stelle le dà un voto tra 7 e 10. La Raggi ha perso quel (largo) consenso che le permise il 22 giugno 2016 di conquistare il Campidoglio con il 67,2% delle preferenze, battendo Roberto Giachetti al ballottaggio. Le prime crepe sono apparse già l’anno scorso, quando i Municipi III e VIII sono tornati al Pd. La visione onirica sta per finire. Roma sta per risvegliarsi.
MOBILITÀ
«I mezzi pubblici devono avere la priorità», prometteva Virginia Raggi nel suo programma elettorale. Tradotto: meno auto in giro e più rotazione nei parcheggi. L’obiettivo forse sarà centrato, ma penalizzando le tasche dei cittadini di Prati. Dopo l’estate, pagheranno la sosta sulle strisce blu – che passerà a 1,50 euro l’ora – anche i residenti di viale Giulio Cesare (tra via Leone IV e via Ottaviano), via Candia e via Cola di Rienzo. Spariranno gli abbonamenti da 70 euro mensili e la sosta gratuita, quella sulle strisce bianche. Il Campidoglio ha promesso anche il prolungamento della metro C. Nel Pums presentato a dicembre – è l’acronimo di Piano urbano di mobilità sostenibile – sono previste fermate a San Pietro, via Ottaviano e piazzale Clodio. Entro il 2019 dovrebbe chiudersi la fase di studio. Dovrebbe.
RIFIUTI
L’azzeramento dei vertici di Ama, il 18 febbraio, è la cartina di tornasole del flop della sindaca e della sua amministrazione. Sindaca che si prefiggeva nel suo programma di «ridurre i rifiuti, riusare e riciclare». A Prati non si è visto nulla di tutto questo. “Prati in Azione!”, un gruppo nato su Facebook ma che agisce in concreto, ha avviato una “class action” contro Ama. «Hanno aderito 138 cittadini, anche se poi sono stati 82 quelli che l’hanno portata avanti, aprendo il contenzioso davanti alla commissione tributaria. Il ricorso fa riferimento al 2018, un anno disastroso», spiega Piero Malenotti, uno dei coordinatori. «I dirigenti di Ama ci avevano spiegato che il calo della raccolta era dovuto alla decisione dell’azienda di destinare parte del personale a quelle zone di Roma dove si faceva la differenziata porta a porta».
TRASPARENZA
Il programma Raggi era ambiziosissimo. «Una Roma a 5 Stelle ha una task force sugli appalti, che limita gli affidamenti diretti e ferma la corruzione». Missione fallita, almeno per adesso. Non esiste alcuna squadra speciale “anticrimine”. La strada, però, è quella di offrire davvero una maggiore trasparenza. E qui qualcosa è stato fatto. Il 12 febbraio è stato presentato un nuovo regolamento per l’accesso ai dati. Consentirà ai consiglieri di bypassare gli uffici comunali, accedendo direttamente al sistema informatico di Roma Capitale. Tramite il portale Open Data, chiunque può invece consultare le statistiche relative a undici aree tematiche: dall’istruzione alla mobilità, passando per l’anagrafe e il commercio. Non solo. È stato creato un unico sistema di segnalazione, per spedire online suggerimenti e reclami al Campidoglio o alle aziende collegate.
AMBIENTE
Nel suo programma, la Raggi sognava di «offrire una “seconda vita” agli alberi abbattuti, dando la possibilità di realizzare opere scultoree del tronco residuato dal taglio». La sindaca si prefiggeva anche di «promuovere lo sviluppo degli orti urbani» e «attivare degli osservatori sulla gestione del verde». È tutto non pervenuto, in Prati. La Raggi voleva «affidare alla collettività la cura delle aree verdi». Ed è successo? «Sì, ma l’abbiamo fatto noi», dice sogghignando Anna Vincenzoni, assessora all’Ambiente del I Municipio. L’esempio è il parco di via Plava, rinato grazie alla sinergia tra cittadini, Regione e Municipio, appunto. Roma Capitale è n.p. (non pervenuta) anche nella ripiantumazione degli alberi. Ha provveduto il Municipio. A ogni fusto donato da un privato, ne corrisponde uno regalato dal mini-governo di Prati.
SICUREZZA
Nel suo programma elettorale, la Raggi annunciava di voler «superare i campi rom» e «censire ogni insediamento abusivo». Magari come quello alle spalle della città giudiziaria di piazzale Clodio, dove rom, italiani e bengalesi si spartiscono un vero e proprio business della sosta. Era uno dei punti cardini del tema sicurezza tout court. Compresa quindi quella stradale. Due anni e mezzo dopo l’insediamento della sindaca, nella pianta organica della polizia locale di Prati ci sono 60 nuovi vigili, che si vanno a sommare ai 190 preesistenti. Sono i vincitori del maxi-concorso per Roma Capitale, indetto nel 2010 dall’allora sindaco Gianni Alemanno. Per combattere «illegalità e degrado urbano», la Raggi sosteneva poi «che sarebbe occorso un maggiore coordinamento, che dovrebbe essere svolto da un apposito ufficio del Campidoglio». Quale?
POLITICHE SOCIALI
Nel programma elettorale, Virginia Raggi annunciava di «voler rivedere i piani di “emergenza freddo” ed “emergenza caldo” favorendo il passaggio a un sistema strutturato e non più strettamente emergenziale». La Comunità di Sant’Egidio, che questo inverno ha costantemente assistito i clochard sulle strade di Prati, preferisce non commentare. Ma al suo interno c’è chi fa notare come, dallo scorso novembre, siano morti di freddo a Roma dodici senzatetto. Nella Capitale ci sono tremila persone che ogni notte dormono sui marciapiedi. Tremila. Rispetto al passato, rilevano fonti di Sant’Egidio, il Comune si è limitato a concedere circa trecento posti letto in più per chi non ha un tetto. Posti letto che, tra l’altro, non sono nemmeno previsti nel quartiere. Prati, infatti, non gode di strutture per fronteggiare questo tipo di necessità. Se il piano per l’emergenza freddo è stato rivisto, come prometteva la Raggi, in Prati non se n’è accorto nessuno.
CASA
“Non c’è niente da giudicare perché non c’è nulla di programmato». Emiliano Monteverde, assessore alle Politiche sociali del I Municipio risponde così alla domanda su cosa è stato fatto dall’attuale amministrazione in merito alle politiche abitative nel quartiere. Stando a quanto dichiarato dall’assessore, «non si registrano cambiamenti, se non in negativo». Il buono casa «non viene più distribuito da circa due anni» e il censimento del patrimonio immobiliare comunale, che la sindaca aveva assicurato di completare, «non è mai stato portato a termine».
«Quello dell’emergenza abitativa è un problema gestito male già da lungo tempo, altrimenti non saremo arrivati a questa situazione. Ma non c’era mai stato il vuoto totale degli ultimi due anni e mezzo. Manca semmai una vera strategia in materia». Insomma, è il caso di dire che in tema di emergenza abitativa, siamo ancora… all’emergenza.
SCUOLA
«Pianificare e programmare la manutenzione degli edifici scolastici». Questo scriveva la Raggi al punto numero otto del suo programma elettorale. Quello sulla scuola. «È una competenza municipale, non comunale. La sindaca ha preso una cantonata». L’assessore alle Politiche educative e scolastiche del I Municipio, Figà Talamanca, commenta quel testo con un pizzico di rabbia: «Sapete quanti euro abbiamo ricevuto dal Campidoglio per l’edilizia scolastica, da quando c’è la Raggi? Zero. Ci arriveranno 300 mila euro, ma sono stanziamenti del governo legati alla parità scolastica. E li prendiamo ogni anno. Per mettere a norma tutti gli istituti scolastici del I Municipio, ci vorrebbero 12 milioni». Figà Talamanca muove un’accusa precisa alla sindaca: «Quando la Regione ha invitato a chiedere le risorse per l’adeguamento antisismico delle scuole, il Campidoglio non ha presentato neanche una domanda, contro le sette nostre».
ARTE CULTURA SPORT
«Realizzazione di punti jogging, palestre all’aperto, skatepark». Rientrava tra le linee d’azione del programma elettorale della Raggi. Che per «palestre all’aperto» intendeva – lo scriveva proprio lei – «microstrutture composte da docce, armadietti e spogliatoi, come quello di Villa Pamphili». Una beffa per Prati, che soffre l’assenza cronica di verde e di strutture sportive. Gli impianti sportivi più vicini sono quelli del Foro Italico. E per trovare dei campi di calcio, bisogna arrivare a Tor di Quinto. Oppure spostarsi in zona Aurelio. Prati soffre anche l’assenza di interventi seri sul fronte cultura. Spesso, è il Municipio a dover intervenire direttamente, per supplire alla latitanza del Campidoglio. Un esempio? Il mini-governo di Sabrina Alfonsi sta cercando una sede adatta alla biblioteca Giordano Bruno, in zona Trionfale.
TURISMO
«Il turismo deve essere il punto di forza per il rilancio della città». Scriveva così la Raggi nel 2016. Aggiungendo: «È incredibile come Roma sia solo al 14° posto delle classifiche delle città più visitate al mondo». Bene, stando alla ricerca Euromonitor dello scorso dicembre, ora Roma è al 15°, con 9 milioni e 700 mila arrivi. Sporcizia e disservizi hanno colpito e affondato l’immagine della Città Eterna. Il Campidoglio sta cercando innanzitutto di migliorare la comunicazione: entro marzo sarà online “Turismo Roma”. Sarà un portale tradotto in otto lingue. Il Campidoglio sta scommettendo anche sull’offerta fieristica. Il problema – siamo alle solite – è che quella tipologia di clientela è abituata a standard elevati. A Hong Kong, magari, lucidano persino le maniglie dei locali pubblici. A Roma succede che i gabbiani pasteggino su cumuli di immondizia ai bordi delle strade. Insieme ai topi.
DALLE PERIFERIE AL CENTRO
«Il territorio della città di Roma è un bene comune, per questa ragione l’interesse collettivo deve prevalere su quello privato. E in più, lo sviluppo e la modernizzazione della città sono processi che non possono trascendere dalle reali e concrete esigenze dei cittadini». Cita questo, il punto undici del programma elettorale 5 Stelle “Dalle periferie al centro”. Il progetto di rilancio della città si chiama “ReinvenTiAmo Roma”. È un piano che parte dal recupero degli edifici esistenti attraverso un nuovo modo di abitare. Un po’ sullo stile di “Reinventer Paris”, il programma che nel 2014, per la capitale francese, portò a selezionare aree e immobili pubblici da rigenerare per migliorare la qualità della vita degli abitanti e contribuire, così, a una reale innovazione urbana sostenibile. Ma come funzionerà? Al momento della pubblicazione del bando, i candidati potranno esprimere il proprio interesse per una o più aree su una piattaforma web. Poi, saranno i cittadini a votare le proposte. Online.