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“Con i volontari di Prati per aiutare rifugiati e bisognosi del quartiere”
di Luisa UrbaniPiccola e magra, ha un sorriso dolcissimo. Indossa un paio di grandi occhiali che non coprono però i suoi occhi luminosi. Un ciuffo di capelli bianchi esce dal velo. Ci accoglie così suor Carla, la piccola suora dal cuore grande. Ci incontriamo nella Casa generalizia delle Figlie della carità, dove vive da anni. Suor Carla mette passione, dedizione e cura in tutto quello che fa. Ogni attività è registrata e catalogata nei tanti raccoglitori che custodisce sin dai primi anni di vita del Centro della Caritas parrocchiale da lei gestito.
Lei è la responsabile della Caritas parrocchiale San Gioacchino. Da quanti anni svolgete questo servizio?
«Da sempre siamo al servizio dei più poveri. Ma il Centro, così come è strutturato oggi, è nato nel 1987, grazie alla collaborazione con la parrocchia di San Gioacchino. Prima regalavamo semplicemente qualche panino a chi veniva a chiedere aiuto in portineria. Ora offriamo molto di più: attualmente svolgono servizio qui oltre venti volontari, quasi tutti residenti di Prati. C’è una bella sinergia e una grande collaborazione tra tutti noi».
Quali sono le vostre principali attività?
«Noi ci occupiamo di tutti i bisognosi: dai senza tetto alle persone che hanno una casa ma non un lavoro, fino ai “poveri di solitudine” come gli anziani che vivono in questo quartiere. Il sabato accogliamo i senza fissa dimora: offriamo loro la colazione, li riforniamo di vestiti, biancheria intima e prodotti per l’igiene personale, come lamette e sapone.
Il martedì e il giovedì, invece, c’è il centro d’ascolto: accogliamo persone con richieste di ogni tipo. C’è chi si rivolge a noi per trovare un lavoro, o chi ha bisogno di un aiuto per pagare l’affitto di casa o una visita medica. Grazie ai nostri volontari, facciamo anche consulenze legali per chi non può permettersi l’avvocato.
Il nostro aiuto, però, non è solo di tipo materiale. Il Centro organizza anche visite domiciliari agli anziani della zona, per fargli un po’ di compagnia e, con la scusa della visita, cerchiamo anche di capire se hanno dei problemi e se possiamo aiutarli in qualche modo. Sempre per gli anziani, poi, organizziamo anche un centro ricreativo: il martedì pomeriggio, ci incontriamo nei saloni della parrocchia di San Gioacchino per bere un tè in compagnia e scambiare quattro chiacchiere. Il tutto dopo aver fatto una piccola catechesi, quattro chiacchiere sui principi della religione cristiana».
Rifugiati e migranti. Cosa offre il quartiere per loro?
«Grazie alla collaborazione tra le nove parrocchie che compongono la nostra prefettura, abbiamo realizzato un piano di accoglienza e integrazione delle profughe che arrivano in Italia. Lo scopo è aiutarle a inserirsi nella nostra società perché il vero problema non è l’accoglienza ma l’integrazione. Il progetto, iniziato circa 4 anni fa, attualmente vede coinvolte due ragazze: Yacine che proveniente dalla Mauritania e Naomi che arriva dal Ghana. Le ospiti, selezionate dalla Caritas, attualmente vivono nella Casa di accoglienza della parrocchia di San Giuseppe al Trionfale e ricevono un sostegno economico mensile, grazie a un versamento da parte delle nove parrocchie, che viene anche utilizzato per spese mediche o legate a particolari esigenze. Le giovani vengono poi seguite da un’équipe di volontari interparrocchiali che le aiuta nella ricerca di occupazione e che le assiste nelle pratiche di regolarizzazione della situazione amministrativo-sanitaria. Oltre a queste due ragazze, ovviamente, sosteniamo anche i migranti che si recano al nostro centro di ascolto. Le loro principali esigenze sono il lavoro e i documenti per restare in Italia. Noi, attraverso i nostri volontari, cerchiamo di fare di tutto per aiutarli».
Come vi finanziate?
«Grazie alla generosità di tante persone. Oltre alle donazioni, c’è anche grande partecipazione da parte degli abitanti del quartiere alle nostre attività, messe in atto proprio per sostenere il centro. Due volte l’anno organizziamo la “Fiera del dolce”, una giornata in cui vendiamo dolciumi fatti in casa nei saloni della parrocchia di San Gioacchino. A Natale invece facciamo il mercatino».
Lei sono anni che vive in Prati. Come è cambiato il quartiere?
«Prati è molto diversa rispetto a prima. Oggi è un quartiere di pendolari che transitano in zona solo per lavoro. La sera poi, la zona si spopola e rimangono quasi solo gli anziani con le loro badanti».
Carta d’identità – SUOR CARLA
Di origini abruzzesi, suor Carla arriva a Roma per lavorare come portinaia nella Casa generalizia delle Figlie della carità di via Ezio 28. Ed è proprio qui che trova la sua vocazione. Dopo aver preso i voti e svolto servizio in diverse località italiane, nel 1983 torna nella Capitale per trasferirsi nella Casa generalizia situata nel cuore di Prati. Da quel giorno non si è più spostata e ha sempre dedicato tutto il suo tempo ai più bisognosi del quartiere. Anche se non ama definirsi così, è lei la colonna portante della Caritas parrocchiale San Gioacchino, il centro al servizio dei più poveri.