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Museo della Shoah, nel dimenticatoio dopo vent’anni

di Daniela Mogavero

Sono già passati due anni e in questi 24 mesi non è successo niente. Ben 730 giorni senza che a Villa Torlonia, dove dovrebbe sorgere il Museo della Shoah, si sia mossa foglia. Due anni dalla firma del contratto tra il Comune di Roma e la Sac (Società appalti e Costruzioni), vincitrice dell’appalto nel 2015, e altrettanti mesi dal via libera del Consiglio di Stato sulla commessa milionaria. Ma dell’inizio dei lavori neanche l’ombra e di quel Museo che dovrebbe mantenere la Memoria dell’Olocausto viva e sempre presente, si perdono le tracce in un limbo che diventa dimenticatoio.
Il progetto venne lanciato vent’anni fa. Da allora tra stop e accelerazioni, cambi di location, gare d’appalto, ricorsi e rinvii, gli infiniti iter della burocrazia, sono passati svariati sindaci e diverse amministrazioni comunali. A settembre del 2016 sembrava, però, che tutto fosse pronto, che anche gli ultimi ostacoli fossero stati rimossi e che a breve i lavori sarebbero partiti.
Il primo settembre, infatti, il Consiglio di Stato aveva bocciato il ricorso della Cmb, la seconda classificata alla gara d’appalto, dando il via libera al contratto firmato da Sac e Comune e che prevedeva un tempo di 600 giorni dalla firma per ultimare i lavori. A giugno di quest’anno, però, la laconica risposta del Comune: i lavori sono ancora fermi e «non è scattato il vincolo» di 600 giorni per l’ultimazione, la Sac di Alfredo Cecchini ha presentato il «progetto esecutivo che è in fase di approvazione da parte del Dipartimento Simu».
Quanto ancora si dovrà attendere per vedere l’edificio, lanciato per la prima volta dalla giunta Veltroni, diventare realtà? Il rischio è che l’obiettivo, dichiarato dall’ex sindaco Ignazio Marino, di far partecipare i sopravvissuti all’Olocausto alla cerimonia di posa della prima pietra, diventi ogni giorno che passa più precario.

L’impegno della sindaca
A settembre del 2016, anche la sindaca Virginia Raggi si era interessata del progetto, annunciando novità e un rilancio dell’iniziativa: «A breve lavoreremo sul Museo della Shoah grazie allo sblocco dei fondi impantanati da anni. La nostra grande missione è quella di coinvolgere tutti, soprattutto i nostri bambini e le giovani generazioni in un percorso comune. Per questo l’amministrazione capitolina intensificherà i viaggi della memoria nei luoghi della Shoah: la memoria è quello che ci contraddistingue. Non dimentichiamo il passato, è la nostra radice su cui costruire il nostro presente e il nostro futuro», aveva detto parlando dell’edificio per cui sono stati stanziati 14 milioni di euro. Alle parole, però, non sono seguiti i fatti.

Un rinvio dietro l’altro
Il museo della Shoah è stato progettato dagli architetti Giorgio Maria Tamburini e Luca Zevi. Il valore del contratto che è stato firmato da Sac e Comune di Roma Capitale è pari a 14 milioni 112 mila euro. Secondo il progetto Zevi-Tamburini il museo avrà otto piani, quattro sotto terra e quattro oltre il piano stradale, e si svilupperà su oltre 3.000 metri quadrati di superficie. L’ingresso sarà situato vicino alla Casa delle Civette e la struttura, un cubo nero dal grande impatto, sorgerà vicino alle uniche catacombe ebraiche.

Le tappe della vicenda
Del progetto se ne parlò la prima volta nel 1997. Poi nel 2005 Walter Veltroni annunciò che il Museo sarebbe nato a Villa Torlonia, location molto controversa per la vicinanza alla residenza che fu di Benito Mussolini, entro 18 mesi dall’inizio dei lavori previsto per il 2006.
Da allora, fino al 2013, del progetto si perdono le tracce. In quell’anno viene aperta la gara per “l’affidamento dell’appalto per la progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di: ‘Costruzione dell’edificio da destinare al Museo Nazionale della Shoah’, sito in Via Alessandro Torlonia (ora largo Simon Wiesenthal)”. La gara viene vinta nel 2014 dalla Sac, ma proprio allora si ventila l’ipotesi di spostare tutto il progetto all’Eur, proposta subito abbandonata per possibile danno erariale, visto che il Comune di Roma aveva già acquistato per ben 15 milioni di euro il terreno dove edificare a Villa Torlonia.
Nell’agosto del 2016 la Sac firma il contratto con l’amministrazione capitolina, vincolato al via libera di Villa Spada sul ricorso della seconda classificata. Nulla osta che arriva il primo settembre dello stesso anno. Dalla firma sarebbe dovuto scattare il vincolo di consegna entro 600 giorni.

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