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Morte tra gli accampati dell’Aniene. Uomo ritrovato nel fiume: si indaga per omicidio
di Marco Liberati
Ferite in testa e un laccio elettrico stretto intorno al collo: la Procura di Roma indaga per omicidio. Si chiude così la giornata segnata dal ritrovamento, questa mattina (giovedì 26 aprile), del corpo di Stefan Otvos, romeno di 22 anni, nelle acque dell’Aniene sotto il Ponte delle Valli. Il giovane aveva fatto perdere le tracce di sé lo scorso venerdì 13 aprile, quando si era allontanato dall’accampamento del Parco delle Valli (poi sgomberato) per andare a comprare qualcosa da mangiare, senza più tornare indietro. La madre e gli altri rom con cui viveva avevano segnalato alle autorità la sua scomparsa, ma senza riscontri, fino alla macabra scoperta di questa mattina. Un paio di giorni dopo la sua scomparsa sarebbe dovuto tornare in Romania.
Il ritrovamento avviene questa mattina. Sono da poco trascorse le ore 11 quando la dottoressa di un’ambulanza di passaggio sul Ponte delle Valli vede alcune persone affacciate al parapetto. Scende dalla vettura pensando che qualcuno stia cercando di lanciarsi, ma appena si avvicina vede che di sotto, dalle acque dell’Aniene, è emerso un corpo. Polizia e vigili del fuoco vengono allertati immediatamente e, una volta sul posto, accertano che si tratta di un uomo. Per la precisione di un giovane di 22 anni che si chiama Stefan, come testimoniano anche i tanti rom accorsi sul posto insieme alla madre del ragazzo cui spetta il compito di riconoscere il cadavere del figlio.
Se in un primo momento si fa strada una serie innumerevole di ipotesi, con il passare dei minuti i particolari della storia iniziano ad infittirsi e il mosaico, per gli inquirenti, si forma in maniera sempre più nitida. Stefan viene ritrovato con due ferite alla testa e un cavo elettrico stretto intorno al collo. L’ipotesi di un incidente, se mai vi fosse stata, tramonta definitivamente. Lo scenario che ci si trova di fronte è quello di un’esecuzione in piena regola. Starà al pm Sergio Colaiocco, che adesso indaga per omicidio, incaricato dalla Procura di Roma, risalire all’identità del responsabile o dei responsabili di questa tragedia. Una tragedia che mette sotto la luce dei riflettori la realtà drammatica, e troppo spesso ignorata, di tutte quelle persone delle etnie più disparate, che vivono stabilmente in condizioni di degrado da un accampamento abusivo all’altro. Tra uno sgombero e l’altro. Nell’indifferenza generale.
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