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Il Museo della Shoah sarà realtà: ecco quando inizieranno i lavori

di Antonio Tiso
Un rendering del progetto

“Nella primavera del 2020 partirà il cantiere per la costruzione del Museo della Shoah a Villa Torlonia”. A dare la notizia, durante una seduta della Commissione Urbanistica nel II Municipio, è stato Luca Zevi, architetto, che, insieme a Giorgio Maria Tamburini, ha progettato la struttura. “Ormai l’iter amministrativo è alle sue fasi conclusive. Entro capodanno dovrebbe arrivare l’approvazione formale da parte dei vigili del Fuoco. A quel punto si potrà partire coi lavori”, ha spiegato Zevi.

Sembra quindi prossimo a sbloccarsi il lungo iter per un’opera che il quartiere aspetta ormai dai tempi della giunta Veltroni, vent’anni fa. Il museo ricorderà i deportati romani e italiani, e sarà quindi un patrimonio culturale collettivo. La sede nascerà, non a caso, a pochi passi da quella che fu la residenza di Mussolini dal luglio 1925 al luglio 1943.

“Ai visitatori la struttura apparirà come una scatola nera sospesa sulle loro teste, su cui saranno scritti i nomi dei deportati”, ha svelato Zevi. Ma quale sarà il messaggio di questo luogo? “Con questa tragedia dobbiamo continuare a fare i conti, per dimostrare che l’abbiamo elaborata – ha aggiunto Zevi -. Il museo dovrà servire a capire come evitare di riprodurre crimini di quel genere, non solo a parola ma nella pratica”.

Il sito sorgerà tra via Alessandro Torlonia e la villa storica, in un’area che in principio era stata immaginata per ospitare un palazzo. Già chiusa la gara di appalto, il costo dell’opera sarà di 16 milioni di euro. In tre anni il progetto dovrebbe essere concluso. L’opera sarà integrata col sistema museale di Villa Torlonia, dato che l’ingresso sarà dalla Casina delle Civette, con la quale sarà confinante.

 

“All’interno della scatola nera ci saranno tre sale a rampa e poi un percorso in discesa che porterà a una sala espositiva grande, dove sarà collocato anche un grande plastico del campo di concentramento di Auschwitz. Sarà un museo storico multimediale. Abbiamo previsto anche un percorso dei giusti. Saranno riportati i nomi dei disobbedienti civili, quali esempi di come dovremmo tutti comportarci. E questo cammino sarà accessibile a tutti. Presto, inoltre, sarà indetto un concorso sugli allestimenti e i contenuti”, ha detto Zevi.

Quanto ai materiali e alle dimensioni, gli spazi espositivi occuperanno 2.500 metri quadri per la mostra permanente, mentre altri 2.500 saranno destinati ai servizi (caffetteria, bookshop o e sala studi). L’altezza massima sarà di 12 metri, la profondità di 15 metri, considerando due piani di parcheggi. La struttura sarà in cemento armato, con il corpo dell’ingresso rivestito di mattoni. Mentre la scatola nera, coi nomi dei deportati retro illuminati, sarà in corian, un materiale moderno molto resistente. In totale il nuovo museo porterà una trentina di posti di lavoro.

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LEGGI lo speciale (a cura di Daniela Mogavero)

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