Trieste-Salario | Interventi

Editoriale: il non governo di Roma. Due anni di soli annunci

di Luigi Carletti

Dopo oltre due anni di amministrazione Cinquestelle, crediamo che ogni romano sia in grado di fare un primo bilancio e dire – con la maggiore onestà possibile – come sia messa oggi la Capitale. Quelli che vengono da fuori la trovano bellissima: e questo è merito di gente che ci ha lasciato qualche secolo fa. Poi la trovano anche sporca, poco illuminata alla sera, caotica e con servizi carenti, sempre più ripiegata su se stessa. E questo invece è merito di gente ancora viva, tra cui gli attuali amministratori pubblici. Intendiamoci, succedeva anche prima, con le amministrazioni di destra e di sinistra, quelle che proprio i nuovi governanti grillini hanno rimpiazzato al grido di “ora vi facciamo vedere noi come si fa”. E infatti, lo stiamo vedendo.

Riflettori spenti sulla Capitale
Virginia Raggi, sindaca di Roma, dopo la sua elezione è stata messa sotto pressione dai media nazionali per mesi, ma lei ha tenuto duro. Virginia sapeva, o comunque le avevano spiegato (l’abbiamo scritto più volte e così è andata) che una volta a Palazzo Chigi, l’attenzione dei media si sarebbe concentrata su Di Maio e sugli eventuali alleati dei Cinquestelle. Adesso, con il pirotecnico Salvini come partner di governo, il focus degli analisti politici che fanno opinione (o dovrebbero farla) è tutto sull’esecutivo guidato dal professor Giuseppe Conte e sulle esternazioni dei suoi ministri. Così, i riflettori sulla “questione Roma” si sono abbassati, le vicende della Capitale sono state derubricate a temi di seconda o terza fascia e l’ineffabile sindaca può continuare a non-governare come ha fatto in questi due anni.

Trasporti e rifiuti nessun cambiamento
Già, che cos’è successo in questi due anni? Annunci, moltissimi. Fatti reali, pochini.
Sul piano concreto non è successo niente che assomigli alla “svolta” promessa. La nuova amministrazione di Roma non ha colto alcune opportunità (la candidatura per ospitare le Olimpiadi, per esempio); non ha elaborato particolari progetti degni di una capitale occidentale; non solo non ha risolto problemi annosi come i trasporti e i rifiuti, ma non ha neanche cominciato a dare segnali di cambiamento; non ha avviato alcuna riorganizzazione della macchina burocratica fondata sui Municipi; non ha dato risposte al quotidiano depauperamento del patrimonio verde con crolli di alberi in ogni quartiere; non ha incentivato il volontariato e l’associazionismo; non ha innescato alcun tipo di ripresa che magari non sarebbe una vera “rinascita” (“rinascimento” suonerebbe davvero eccessivo) ma perlomeno potrebbe essere un sintomo serio e concreto di capacità e voglia di fare. Ecco: il non-governo dei Cinquestelle in questi due anni è stato questo. E molto altro ancora. Per esempio la continua guerriglia di posizione contro i Municipi governati dal centrosinistra, che alle recenti elezioni di giugno dai due che erano (I e II) diventati sono passati a quattro, perché i cittadini dell’VIII (Garbatella, Tor Marancia ecc.) e del III (Montesacro, quasi quattrocentomila abitanti in due) dopo aver toccato con mano il governo grillino, hanno pensato bene che forse era il caso di rivederle, certe scelte nell’urna.

Troppe richieste inascoltate
Lesinare risorse, non ascoltare le richieste più elementari come raccogliere gli alberi caduti sull’asfalto mesi fa, non risolvere la burocrazia fondamentale (sette mesi per una carta d’identità…), non riparare strade urbane di grande viabilità (e quindi di competenza del Campidoglio), sostenere che un impianto come il Tmb sulla Salaria non è un’emergenza perché l’Arpa dice che non inquina, quando è chiaramente una bomba ecologica piantata tra due quartieri… Ecco, tutto questo, ci chiediamo, che cos’ha a che fare con l’idea di buona e saggia amministrazione che la Raggi e i suoi tentano di raccontare a Roma? Niente. Mancano i fatti. Non ci sono evidenze. C’è, semmai, l’esaltazione continua di tutto ciò che essi chiamano “novità politiche”, “segnali di discontinuità”, “rottura con il passato”, come se questo dovesse essere l’obiettivo e non, piuttosto, il metodo, magari giusto, ma da far fruttare in termini di risultati reali. Che non ci sono.

In alcuni quartieri il vento è già cambiato
Lo sanno bene le migliaia di romani che in questi anni, fiutando l’aria e toccando con mano la realtà, si sono organizzati in nuove associazioni, nuovi comitati di quartiere, autotassandosi e mettendoci la faccia, per fare argine a una deriva populista fondata principalmente sul velleitarismo e sulla propaganda ma sostanzialmente inutile – se non dannosa – per il progresso della comunità. La ripresa del volontariato e della partecipazione popolare è forse l’unico dato davvero positivo di questa fase politica. Un risultato “indotto”, badiamo bene, che spesso sa più di “resistenza” che non di puro spirito associativo, provocato spesso dall’esasperazione di chi non solo non vede risposte ai problemi ma capisce che chi governa è troppo impegnato a raccontarsela sui social per fare sul serio.

L’autonarrazione galvanizzante dei grillini ha funzionato per un po’, ma alle lunghe si rivela fuffa, politica virtuale e, come tale, illusoria. In definitiva è solo teatro. E pure bruttarello, perché non fa ridere e non fa gioire. Non sollecita né passioni, né emozioni. Semmai mette tristezza. E una certa preoccupazione per il futuro. Un futuro che è già qui.

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