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Da Villa Ada al lager, l’inganno che 77 anni fa costò la vita a Mafalda di Savoia

L’amore per i figli la spinse a rischiare, tanto da perdere la vita. Il 28 agosto 1944, 77 anni fa, Mafalda di Savoia moriva nel campo lager di Buchenwald, in Germania, dove era stata deportata con l’inganno. La principessa, figlia del re d’Italia Vittorio Emanuele III e di Elena di Montenegro, visse per anni a Villa Polissena, nel parco di Villa Ada, insieme al marito, il principe tedesco Filippo d’Assia.

Il suo è un destino tragico: quando, l’8 settembre 1943, viene annunciato l’armistizio, Mafalda si trova all’estero, sta confortando la sorella, distrutta per la morte del marito, re Boris III di Bulgaria. Spinta dal bisogno di riabbracciare i suoi figli – nascosti in Vaticano – la principessa decide di rientrare a Roma, proprio mentre la sua famiglia sta fuggendo a Brindisi. Essendo moglie di un tedesco e figlia del re d’Italia, crede di non avere nulla da temere.

Mafalda non si spaventa nemmeno quando, il 23 settembre, poco dopo il suo rientro a Villa Polissena, il colonnello Herbert Kappler la fa convocare a Villa Volkonski, sede dell’Ambasciata tedesca. Suo marito Filippo, le spiegano, vuole mettersi in contatto con lei. Ma si tratta di una trappola e Mafalda lo scopre solo quando è troppo tardi per scappare. Viene così deportata nel campo di concentramento di Buchenwald, dove muore a causa delle ferite riportate in seguito a un bombardamento.

La vicenda della principessa Savoia e dell’inganno che la portò alla morte è raccontato nel libro “La Storia dei Parioli”.

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