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Ciclabile Salaria, la difficile convivenza tra sicurezza e paura
di Antonio Tiso
Da settimane i lavori per la realizzazione della Ciclabile Nomentana sono al centro delle attenzioni dei mezzi di informazione e dei cittadini. Si tratta di un progetto importante che divide, riscuote favori ma anche critiche. Secondo il progetto in cantiere la pista collegherà Porta Pia con Via Valdarno, andando a congiungersi con la ciclabile già esistente che costeggia l’Aniene fino all’altezza di Prati Fiscali.
Punto critico sotto al Ponte delle Valli
Se il nuovo tratto è in costruzione, in quali condizioni versa quella già esistente? Siamo partiti dalla scuola Manzi e da lì abbiamo percorso circa un chilometro di pista in direzione Villa Ada. Il luogo più critico risulta essere il tratto attiguo al Ponte delle Valli, dove nel mese scorso è stato ritrovato nell’Aniene il cadavere di un uomo di origine rumena di ventidue anni e dove nei giorni passati sono stati sgomberati alcuni insediamenti nomadi. Abbiamo parlato con le persone che frequentano questo tratto di ciclabile domandando loro come racconterebbero questo luogo, quali sono le criticità, se hanno delle paure e cosa farebbero per migliorare le cose.
Anselmo: “Troppo rischioso la sera”
Anselmo riposa su una panchina nei pressi di Via Valdarno: “Ho 89 anni, dico la verità: di giorno nel tempo libero va bene. Se fosse ben curata sarebbe una bella ciclabile. La sera non è raccomandabile per via degli insediamenti nomadi. Non danno fastidio, non mi risultano atti di aggressione. Globalmente sono persone pacifiche, però dal crepuscolo non conosco nessuno che frequenti questo pezzo di ciclabile, troppo rischioso. Potresti essere derubato. Dimenticavo, può scrivere che lungo la ciclabile andrebbero rifatte le strisce? Ormai non si vedono più”.
Paola: “Servirebbe maggior cura”
Paola, una donna di mezza età, siede su una panchina all’interno dell’area cani sotto al Ponte delle Valli: “Questo tratto di ciclabile andrebbe curato, vedo uno stato di abbandono. L’erba alta da tagliare e il manto stradale da sistemare. La sera qui all’area cani non puoi venire, c’è solo un lampione acceso e col buio non mi fido. Gli accampamenti nomadi sono troppo a ridosso”.
Pasquale: “Meglio evitare certi orari”
Pasquale ha circa cinquant’anni, va a spasso con il cane e con accento campano ci racconta: “Posto bellissimo, la sera però non mi avventuro, mi sembra fuori mano, è buio. Meglio evitare. Mi fermo alla sbarra in prossimità della scuola Manzi”.
Azzurra: “I nomadi mi chiedono di fargli foto”
Azzurra è una fotografa sui quaranta. Ha uno studio nelle vicinanze e viene qui tutte le mattine da otto anni: “Di giorno è ok, un posto assolutamente sicuro, trovi persino ragazze che corrono da sole. Gli anziani curano l’orto fino alle quattro del pomeriggio e verso maggio-giugno incominciano ad arrivare le bande di graffitari, c’è un gruppo sui quindici-sedici anni e un altro tra i tredici e i quattordici. Di giorno vedo tante signore coi cani. Io ci vengo spesso, scatto foto, mi piace questa parte di ciclabile che corre sul fiume. Qua sotto realizzo pure book fotografici”. Per la fotografa il problema non deriva dagli accampamenti: “Sai, è un posto particolare, tanto è vero che i nomadi degli insediamenti mi conoscono e mi chiedono spesso una foto. Si mettono in posa tipo Suburra, del tipo “non ho paura di niente”. Quando posso gli porto le stampe e devi vedere come ci tengono. Le mostrano persino in Romania. Alcuni li ho visti crescere. Anche se li sgomberano poi ritornano, non so come fanno ma sono sempre qua. Poi ci sono periodi in cui partono e vanno in Romania oppure in Spagna o in Sicilia, ma poi ritornano”. Nonostante la conoscenza approfondita del luogo, Azzurra non si sentirebbe tranquilla dopo il crepuscolo: “La sera non ci verrei mai, ci sono posti dove si torna indietro, non arriverei mai a piedi dove siamo ora, sotto al Ponte delle valli. La sera penso non ci venga nessuno. Devo dire che pur avendo molto fascino questo tratto di ciclabile è piuttosto sporco, nonostante faccia parte della Via Francigena”.
Nicola, il contandino: “Cerchiamo di tenere pulito”
Nicola, un uomo di ottant’anni cammina velocemente, deve star dietro alla moglie che ha fretta di cucinare, ormai sono quasi le tredici: “Ho un orto poco dopo lo stabilimento di Acea. Il Comune qua ci ha abbandonato, non fa manutenzione. Noi proprietari di orti un po’ ci diamo da fare per tenere in ordine, tagliamo qualche siepe o canna che sporge in strada. Anche per chi fa sport la nostra presenza è rassicurante contro gli scippi o le violenze, ma vorrei che il Comune ci consentisse almeno una volta a settimana di arrivare all’orto con la macchina, per caricarci la frutta e le verdura che produciamo. Di giorno restiamo fino a metà pomeriggio, poi non ci sentiamo sicuri e rientriamo a casa”.
Armando “Il gatto”: “Vorrei arrivare in bici fino al mare”
Concludiamo il nostro giro di incontri con Armando, un uomo sulla settantina, che ha un sogno. Viso abbronzato: “Io scorrazzo tutto il giorno, sono in pensione e attraverso Roma con le due ruote. Ora per esempio raggiungo Villa Ada e poi Villa Borghese. Mi prendo un caffè e leggo il giornale. Poi riparto. Qua sulla ciclabile mi conoscono tutti come Armando “Il gatto” perché giro sempre col mio gatto attorno al collo, ma purtroppo è mancato ieri. Il mio sogno sarebbe una ciclabile che collega Roma al mare. Si potrebbe fare, lo spazio c’è anche partendo da qui. Attualmente se vuoi andare a Ostia non hai alternative alla macchina o ai mezzi pubblici.”