Trieste-Salario | La Storia

20 aprile 1763, inizia la storia di Villa Chigi

di Sara Fabrizi

Il Parco di Villa Chigi, come suggerisce il nome, ha una storia nobile alle spalle. Una storia che comincia con un atto di compravendita, datato 20 aprile 1763. Quel giorno, il cardinale Flavio II Chigi, conoscitore d’arte e raffinato mecenate, si assicura la proprietà di una vigna “posta fuori Porta Salaria, nel luogo detto Monte delle Gioie e nella strada denominata del crocefisso”. A vendergliela è l’avvocato Vincenzo Pucci, suo uditore, che riceve in cambio 3.000 scudi.

Quel terreno, posto in una zona di aperta campagna, gli serve per farsi costruire una bella residenza estiva, degna del cognome che porta. I Chigi, originari di Siena, sono una famiglia molto importante, che può annoverare tra i propri membri diversi papi, incluso Alessandro VII (1655 – 1667). Anche Flavio, a un certo punto della sua carriera, arriverà a un soffio dal sedere sul soglio pontificio. Ma, alla fine, si vedrà strappata la possibilità di diventare il successore di Pietro, a capo della Chiesa.

I lavori per la realizzazione di Villa Chigi partono due anni dopo, nel 1765. All’interno della proprietà è già presente un piccolo casale rustico che dovrà essere adattato alle esigenze del nuovo proprietario. In un primo tempo, il cantiere viene diretto dall’architetto Tommaso Bianchi, esponente del tardo barocco romano, che realizza un elegante casino padronale. Successivamente, l’incarico passerà a Pietro Camporese il Vecchio. 

Sulle pareti compaiono splendidi affreschi a opera di alcuni noti pittori del tempo. Le stanze vengono decorate con mobili pregiati e stoffe preziose. Il giardino, che diverrà l’odierno parco pubblico, viene completato intorno al 1776. A quella data, il committente è già morto. Flavio Chigi, infatti, si spegne all’età di 59 anni, nel 1771.

I suoi eredi, purtroppo, non terranno in grande considerazione Villa Chigi. Per tutto l’Ottocento, infatti, la residenza rimane vuota, inutilizzata. E quando, nel Secondo Dopoguerra, comincerà la grande speculazione edilizia, decideranno di lottizzare la proprietà e trasformarla in terreno edificabile. Sarà il Comune di Roma a salvare l’area del parco, espropriandola.

La vicenda è raccontata nel volume di Typimedia Editore “La Storia del Trieste-Salario”.

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