Trieste-Salario | La Storia

15 aprile 1944: la Resistenza di Luchino Visconti, arrestato in viale Eritrea

di Sara Fabrizi

All’epoca dell’occupazione nazista di Roma, in una città in preda alla fame e al terrore, qui al Trieste-Salario c’è un luogo in cui perseguitati politici, partigiani e militari alleati possono trovare un rifugio sicuro. Basta che si presentino in via Salaria 366 e rivolgano queste esatte parole alla donna che li accoglie sull’uscio: “Per conto di chi sai tu”. In questo modo, si vedono spalancare le porte di Villa Visconti. 

Il padrone di casa è Luchino Visconti, futuro grande esponente del neorealismo. Al momento, però, messa via la cinepresa, il giovane regista vive in clandestinità, sotto il falso nome di Alfredo Guidi. Vicino agli ambienti del Partito comunista, egli collabora attivamente con la Resistenza. Ad aiutarlo c’è una donna, profondamente innamorata di lui. Si tratta dell’attrice Maria Denis, nome d’arte di Maria Ester Beomonte, bella diva del cinema di quegli anni. A lei, di cui si fida ciecamente, ha affidato le chiavi del villino di via Salaria perché accolga gli antifascisti. Le ha anche dato accesso al suo conto perché possa prelevare il denaro necessario ai suoi compagni di lotta. I due sono in contatto costante, si incontrano spesso in gran segreto.

La sera del 15 aprile 1944, Luchino si trova in un appartamento di viale Eritrea. È la casa di Carlo Novaro, fratellastro dell’attore Rinaldo Ricci, anche lui coinvolto nella lotta. Purtroppo, c’è stata una soffiata.  Degli uomini fanno irruzione nell’appartamento. Sono membri della famigerata banda Koch, il reparto di polizia speciale che prende il nome da Pietro Koch, spietato torturatore fascista. Luchino, trovato in possesso di un’arma, viene arrestato e condotto alla pensione Jaccarino, un piccolo albergo in via Romagna in cui la banda ha stabilito il proprio quartier generale. Lo chiudono nel “buco”, uno sgabuzzino minuscolo, col pavimento intriso di sangue e urina. Gli viene detto che quella notte stessa verrà fucilato.

Ma i giorni passano e la sentenza di morte, ripetuta ogni volta, non viene mai eseguita. Anzi, dopo poco più di una settimana, Visconti si vede trasferito al convento di San Gregorio al Celio, adibito a prigione di lusso. Soltanto più tardi si scoprirà che un simile trattamento di favore si deve a Maria Denis. Pietro Koch, infatti, è completamente ossessionato dalla bella e giovane attrice. Lei, venendolo a sapere, sfrutta la debolezza del feroce aguzzino per salvare la vita di Luchino.

La vicenda è raccontata nel volume di Typimedia Editore “La Storia del Trieste-Salario”.

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