4 Luglio 2018 - 9:41 . Nomentana . Cronaca

Villa Paolina, esposto delle associazioni: “Nuova ipotesi per la tutela”

Villa Paolina
Villa Paolina

Un esposto. L’ennesimo tentativo del comitato “Salviamo Villa Paolina” per evitare che l’edificio faccia la fine del villino di via Ticino, abbattuto il 16 ottobre 2017. L’associazione guidata da Cristina Rinaldi lo ha inviato al Mibact e alla Soprintendenza capitolina, appellandosi al pregio culturale dell’immobile.

Scartabellando una serie di documenti, il comitato ha rinvenuto un testo del 2015, in cui la Soprintendenza sosteneva che, qualora “approfondimenti storico-critici o rinvenimenti di rilievo dovessero indurre una diversa valutazione circa l’interesse di cui al D.Lgs n.42/2004 (è il Codice dei beni culturali e del paesaggio, ndr), la Soprintendenza poteva proporre la tutela secondo il disposto della normativa vigente”. La tutela dell’immobile, naturalmente. Tradotto: niente demolizione, come invece potrebbe accadere per effetto sia della legge sulla rigenerazione urbana, sia del Piano casa. Due norme regionali che hanno spalancato le porte alle imprese edilizie. Decine di società si attivarono immediatamente per ottenere i permessi di demolizione e ricostruzione delle palazzine storiche di Roma. E la maggior parte di queste è concentrata nel Trieste-Salario.

Villa Paolina, l’ex convento di suore che si trova in viale XXI Aprile, è diventato un simbolo della resistenza delle associazioni locali all’avvento delle ruspe. Spiega Rinaldi a Roma H24: “Studiando gli atti prodotti dalla Soprintendenza negli anni, abbiamo scoperto che veniva espressa in modo palese la possibilità di salvare l’immobile se ne fosse stato riconosciuto il valore storico-culturale. E in questi mesi la Soprintendenza ha messo in risalto tutti gli elementi architettonici di pregio di Villa Paolina e il suo inserimento in un contesto urbano di notevole qualità architettonica. Sono tutti argomenti idonei a far riconoscere l’interesse della palazzina e a ottenerne così la tutela”.

È un iter, questo, che potrebbe essere replicato per chiedere la salvaguardia anche degli altri villini del quartiere. È un modello da seguire. È una carta da giocare nella complicata partita che vede da una parte gli imprenditori e dall’altra le istituzioni, supportate dai cittadini. In palio c’è una fetta importante del patrimonio storico del Trieste-Salario.

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