6 Giugno 2018 - 9:44 . Trieste-Salario . Retesociale
Servizi sociali abbandonati: a rischio le case famiglia del quartiere
Sono 8 i mesi di arretrati accumulati dalla Gma, la cooperativa sociale che gestisce ben tre case famiglia nel Trieste-Salario, a seguito dei mancati contributi da parte del Campidoglio. Una situazione di estrema sofferenza che sta colpendo uno dei settori più delicati: l’assistenza sociale. Le case famiglia sono da sempre, o dovrebbero essere, luoghi in grado di accogliere chi è portato all’emarginazione sociale e che funzionano grazie all’impegno di operatori che 24 ore al giorno aiutano e supportano le attività di chi viene, ancora troppo spesso, considerato diverso.
Questo è un servizio essenziale per qualsiasi territorio, ma il Trieste-Salario sta vivendo un momento di estrema sofferenza a causa dei forti ritardi di pagamento del Comune nei confronti della Gma, la cooperativa sociale che gestisce ben tre case nell’area. In particolare parliamo dei centri di via Vetralla, corso Trieste e via Dalmazia. “Accogliamo 34 assistiti, ragazzi down, ritardi lievi, anche autistici – spiega a RomaH24 Giancarlo Cantagallo, general manager della cooperativa -. Sono giovani e adulti che non hanno parenti o ne hanno troppo anziani per poter essere accuditi. In questo caso ce ne occupiamo noi, diventiamo una famiglia succedanea che sostituisce la precedente. Cerchiamo di riportarli ad una vita normale, per esempio anche organizzando anche delle gite”. Il problema nasce quando, da settembre 2017, si chiudono i rubinetti del Campidoglio, nonostante ci sia una bando ancora in vigore. “Abbiamo otto mesi di arretrato – sottolinea Cantagallo -. L’ultimo versamento è di 50mila euro, nemmeno la metà di quanto spendiamo mensilmente. Abbiamo cercato di compensare anticipando tutta la cifra, anche per non mettere in difficoltà i nostri operatori, che amorevolmente si impegnano ogni giorno”.
Sono 50 le persone che per la Gma lavorano nelle case famiglia, ma dopo 240 giorni la situazione è diventata insostenibile: “Dobbiamo pagare gli affitti, le utenze, i fornitori e soprattutto i ragazzi. Per noi sono 50 famiglie che vivono grazie a noi”. Anche la Cgil è intervenuta nella questione, provando a comunicare con il Campidoglio, esattamente con il Dipartimento Politiche Sociali. “La dottoressa Modafferi, una delle responsabili, ha provato a venirci incontro, ma fino ad ora non ci è stato comunicato nulla”. Domani, giovedì 7 giugno, è in programma una riunione della Commissione V Politiche Sociali, a cui sono stati invitati anche i presidenti dei municipi: “Speriamo che qualcosa si sblocchi – si augura ancora il manager -. Siamo in attesa che anche la Asl Roma 1 firmi la documentazione necessaria, ma anche in questo caso siamo ancora fermi”. I motivi di questo ritardo? “Lungaggini burocratiche purtroppo, una di quelle cose a cui non si vorrebbe mai credere”. Non ci si vorrebbe mai credere ma, nel 2018, ancora esistono e rendono difficile la vita di chi si impegna quotidianamente nel sociale.