19 Marzo 2019 - 12:49 . Trieste-Salario . Retesociale
San Saturnino, così i migranti hanno raccontato l’incubo vissuto in Libia
Non potrà mai scordare l’inferno che ha vissuto in Libia. Kamale ha 20 anni e certe notti fatica ancora a dormire se ripensa al suo viaggio dalla Nuova Guinea verso l’Italia. Il giovane è uno dei protagonisti della serata che l’associazione di quartiere ProSpes Onlus ha organizzato nella parrocchia di San Saturnino. ”Adesso parlo io” – il nome dell’iniziativa – ha dato voce a un gruppo di giovani migranti che vivono nella Casa Famiglia XXX a Termini Imerese.
I ragazzi, ospiti per due giorni delle famiglie dell’associazione culturale e della parrocchia di Sant’Agnese, si sono messi a nudo, raccontando le loro storie. “Vorremmo dimenticare, ma il passato fa parte di noi e parlarne ci fa bene – ha raccontato Amed, 19enne che viene dalla Costa d’Avorio -. Scappo da un passato di violenza e durante il mio viaggio ho conosciuto il deserto e le prigioni della Libia. Ci bruciavano la pelle col ferro da stiro e ci davano le scosse elettriche. Se non avevamo soldi, ci sparavano e poi ci buttavano nel deserto, senza avvisare le nostre famiglie. Ora il mio sogno è integrarmi qui in Italia. Ho bisogno soprattutto di affetto, aiutiamoci a vicenda”, le parole di Amed.
Il teatro parrocchiale era gremito. Duecentocinquanta persone hanno aperto il loro cuore a storie che gli stessi protagonisti faticano ancora a elaborare. “Questa serata serve a crescere tutti insieme. Ci forma come persone e ci fa andare avanti come comunità”, ha spiegato a Roma H24 Michele di Bari, presidente della associazione ProSpes Onlus.