30 Luglio 2021 - 12:46 . Trieste-Salario . Cronaca

Rita Lattanzi: “Da Peroso parole inaccettabili. Urge una modifica dei regolamenti delle consulte municipali”

Rita Lattanzi
Rita Lattanzi

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla nostra redazione da Rita Lattanzi, capogruppo di Italia Viva del II Municipio. Nei giorni scorsi Lattanzi ha accusato di sessismo il vice-coordinatore della consulta municipale del Verde e presidente dell’associazione Amici di Porta Pia, Paolo Peroso. Per via di alcune frasi riferite alle presunte abitudini sessuali dei quindicenni che popolano la movida del quartiere pronunciate durante una lunga assemblea tenutasi il 1° luglio in piazza Bologna su iniziativa del consigliere capitolino Orlando Corsetti (Pd).

Lattanzi ha chiesto una modifica al regolamento della consulta, per rendere possibile la sfiducia di chi al suo interno ricopre cariche di responsabilità. Sulla questione si è espresso anche il direttore di RomaH24, con un editoriale. Peroso ha risposto con una lettera inviata alla nostra redazione e pubblicata giovedì 29 luglio.

Ecco, di seguito, la lettera di Rita Lattanzi 

Per contestualizzare le mie iniziative consiliari e per una maggiore e migliore comprensione dei fatti, suggerisco di andare ad ascoltare il video che riprende le dichiarazioni oggetto della mia presa di posizione personale. Dalle parole ascoltate nasce la mia richiesta promossa verso l’intero Consiglio municipale di inserire degli emendamenti a tutti i regolamenti delle Consulte municipali istituite dal Consiglio, dove non sono previsti “motivi di decadenza”, non è attualmente prevista la possibilità di avviare un confronto interno all’organismo che preveda la legittima possibilità di valutare eventuali condotte inopportune che possano – non debbano – determinare una nuova elezione a maggioranza assoluta né vi è un’indicazione diretta a chi ricopre un ruolo di coordinamento che inviti a evitare, nello svolgimento delle attività della Consulta e soprattutto negli interventi pubblici, condotte considerate discriminatorie o lesive della dignità della persona, dell’onore o della reputazione di terzi. Passaggi regolamentari che richiamano esplicitamente alla propria responsabilità chi ha un ruolo in un organismo istituzionale. Anche questo per me è un esercizio di legittima democrazia, sono strumenti che noi abbiamo il dovere di consegnare all’assemblea per poter esercitare i processi democratici propri degli organi collegiali rappresentativi.

Si tenta ancora di spostare l’attenzione dalle parole usate verso le ragazze ad altro. Le parole pronunciate nel video in qualsiasi contesto risultassero inserite resterebbero gravi, a mio parere. Ancora una volta si ignora volutamente il senso delle parole. C’è un limite oltre il quale non si dovrebbe andare soprattutto nell’ambito di un’assemblea cittadina pubblica. Salire su un palco pubblico da vice-coordinatore di una consulta municipale e usare delle parole offensive verso ragazze di quindici anni che malcelano una cultura buia e discriminatoria della donna è un agire che richiede una doverosa presa di posizione delle istituzioni e di chi fa servizio pubblico, senza se e senza ma, per quanto mi riguarda.

È doveroso, in questi casi, essere conseguenti in modo fattuale nel rimodulare e adeguare i regolamenti degli organismi istituzionali in ragione del verificarsi di episodi quantomeno disdicevoli e che feriscono le donne, ma più in generale le persone. Così mi sono sentita io ascoltando quelle parole, ferita. Ho grande contezza della grave condizione dell’alcolismo adolescenziale, del triste e attuale impoverimento culturale, dell’emergenza del nostro sistema educativo, ma che nascono anche dalle responsabilità dirette e indirette della comunità educante adulta e delle istituzioni verso i nostri figli.

Lo dico da anni che occorre agire con grande impegno per sostenere il grave fenomeno dell’alcolismo adolescenziale. Il punto non è quello della mancata volontà di sedersi a un tavolo virtuale per pensare e programmare azioni culturali, educative e fattive per sostenere i nostri figli (magari!) e assumerci tutti le nostre responsabilità piuttosto che demonizzare solo gli adolescenti e le loro famiglie. Non è continuando a scrivere parole che tentano di ribaltarne il senso originario e di banalizzare la portata delle frasi pronunciate nell’intervento contro le donne – peraltro il non averne consapevolezza mi sembra poco confortante – che si contribuisce a risolvere il disagio. Non si affronterà meglio così un’emergenza sociale. A mio parere, la via da seguire, per chi si candida a rappresentare un organismo istituzionale, non dovrebbe essere quella di alimentare politiche di intolleranza e contrapposizione di genere e generazionale che nuoce all’interesse dell’intera collettività.

Non solo sessismo dunque, peraltro evidentemente desunto non da me ma dai termini utilizzati, ma lesione di diritti inalienabili altrui verso cui occorre essere seri. Ed è questa la ragione della mia proposta: un obiettivo di miglioramento dei regolamenti. La serietà e il senso di responsabilità che è opportuno avere e che è richiesto a chi si trova ad essere parte attiva, a vario titolo, delle Istituzioni.

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